Ma quanto è bello il mercatino natalizio di piazza Mazzini
Pochi stand gastronomici, con l’artigianato che la fa da padrone. Manca solo la slitta con le renne. Ma del resto, siamo a Roma, non in Lapponia
Roma. Serve una premessa. Roma, come tutto il centro sud, non è adatta ai mercatini di Natale. Nel senso che la magnificenza e la ricchezza di un vero mercatino natalizio la si può trovare solo al nord, in montagna, sulle Alpi e sulle Dolomiti, meglio ancora oltre confine, in Svizzera, Austria e Germania. A Innsbruck o Salisburgo. O ancora più su: Norvegia, Finlandia. I mercatini romani, come pure quelli milanesi, sono sempre un po’ rabberciati, improvvisati, con pericolosi scivoloni verso la sagra paesana. Del resto bastava farsi una passeggiata tra le scadenti bancarelle di Piazza Navona per rendersene conto. Quest’anno Piazza Navona non ci sarà: a pochi giorni dall’apertura la polizia municipale ha fatto chiudere tutto per irregolarità e norme di sicurezza non rispettate.
In questo quadro un po' desolante, si salva il mercatino natalizio di Piazza Mazzini, quest’anno ribattezzato Christmas Village. A detta di molti, il più chic ed elegante della città. Innanzitutto perché è seminascosto. Se si arriva da Viale Mazzini o dalle vie adiacenti, quasi non ci si accorge della sua esistenza. Bisogna cercarlo, andarci apposta. E infatti, come raccontano molti venditori, durante la settimana è frequentato solo da chi vive e lavora nel quartiere. Siamo nel quadrante Prati-Delle Vittorie, una delle zone più prestigiose della capitale, dove abita la buona borghesia cittadina e gli antichi palazzi sono zeppi di medici, notai e avvocati. E poi c’è tutta la mandria umana della Rai e delle case di produzione cinematografiche e televisive. Il livello socio culturale è alto: con i tempi che corrono tutti spendono meno, ma qui si spende un po’ di più.
Altro punto a favore è la location. Si sviluppa lungo il perimetro circolare della fontana realizzata tra il 1927 e il 1930 da Raffaele Vico, con rappresentati segni zodiacali, cornucopie, aquile mussoliniane e fasci littori. Se l’acqua zampilla (in questi giorni è misteriosamente asciutta), è splendida. Poi ci sono i banchi. La maggior parte è a tema natalizio, ma non solo. Così, se volete abbellire casa, albero e presepe, non c’è che l’imbarazzo della scelta tra palle artistiche, decorazioni, babbi Natale, accessori per la tavola, ninnoli e soprammobili, composizioni floreali che richiamano i boschi, biancospini, gnomi e fate, e poi il presepe le sue statuette. Non siamo a San Gregorio Armeno, ma ci si difende. “Io stavo spesso a Piazza Navona, lì era pieno di turisti e si vendeva di più. Qui è diverso, più sobrio, elegante, tranquillo. Nel week end però c’è un flusso continuo dalla mattina alla sera”, racconta Massimo, che vende palle di Natale artistiche. “In settimana il mercato si riempie durante la pausa pranzo e nel tardo pomeriggio, quando chi esce dall’ufficio ha tempo per una passeggiata, e magari risolve il problema di qualche regalo per amici e parenti”, conferma il signor Piero, che lavora in un banco di prodotti di erboristeria.
Dal punto di vista burocratico funziona così: il municipio Roma I emette un bando biennale, un privato se lo aggiudica e poi affitta gli spazi ai venditori, che pagano dagli 80 ai 120 euro al giorno per esporre le merci. Non poco. Il mercato è aperto dal primo al 30 dicembre, dalle 9 alle 20. “Di sicuro è tra i mercati più cari, ma si paga il fatto che siamo in una bella zona e poi è sicuro: gli stand sono fissi e sorvegliati, non c’è il rischio che di notte venga qualcuno a rubare”, dice Fati, signore tunisino che ha un banco di artigianato tipico del Maghreb.
Anche gli altri stand sono sfiziosi. C’è quello tutto viola dei prodotti provenzali, ce n’è uno dove si realizzano collane, anelli e orecchini con i bottoni, poi quadri e sculture, oggettistica varia, ceramiche siciliane, lampade che proiettano stelle sul muro, piantine depuratrici da appendere, T-Shirt rockettare. E poi guanti, cappelli e sciarpe di ogni tipo. Non manca pure qualche stand gastronomico, ma sono pochi. L’artigianato e il Natale la fanno da padroni. Manca solo la slitta con le renne. Ma del resto, siamo a Roma, non in Lapponia.