A noi gli alberi di Roma
Passanti a rischio: il comune vuole tagliare i 157 pini di corso Trieste. Il municipio cerca un’alternativa
Un illustre alunno del liceo Giulio Cesare cantava, nel 1984, che i pini di Roma non si spezzano mai. Probabilmente aveva in mente anche quelli che occupano fino dal dopoguerra imponentemente le aiuole centrali di corso Trieste, dove ha sede il liceo. Ma da due anni a questa parte si sono moltiplicate sensibilmente le cadute di rami o interi alberi sull’arteria centrale di quartiere Trieste, smentendo di fatti l’autore di “Notte prima degli esami”. La notizia che ha fatto infuriare i residenti è stata quella secondo cui il comune, dopo l’ultimo crollo del 13 gennaio all’altezza di via Corsica, sarebbe intenzionato a tagliare tutti e 157 i pini che caratterizzano una delle vie storiche della Roma novecentesca. Una notizia che, a dir la verità, è impossibile sia confermare che smentire. La presidente del II Municipio, Francesca del Bello, ci spiega che “dopo la nevicata del febbraio 2018 il comune ha chiesto un monitoraggio di tutti gli alberi di Roma, ma a oggi, nonostante le richieste insistenti che abbiamo fatto, ancora non ne abbiamo ricevuto l’esito, che sarebbe determinante per capire se e quali alberi tagliare”.
Difatti potrebbero essere tutti o nessuno e, forse, la notizia più inquietante non è il rischio che corrono i pini, quanto quello che corrono le persone che, passeggiando per corso Trieste, rischiano di essere colpite da un ramo o da un tronco. Fino a che questo monitoraggio non sarà pubblicato, ogni albero di Roma costituisce un pericolo. Ma Francesca del Bello non ha più intenzione di aspettare: “Coinvolgerò le facoltà di Biologia ed Architettura della Sapienza perché svolgano loro l’indagine e i progetti che il comune non fa, cioè dirci in che stato di salute sono gli alberi e quali alternative si possono trovare”. Una decentralizzazione forzata, che permette di bypassare i ritardi e che prende atto del fatto che il comune non può prendersi cura di tutti gli spazi verdi di Roma. Il servizio Giardini che dovrebbe occuparsene non ha l’organico necessario e il comune è costretto ad appoggiarsi ad appalti esterni, che però hanno tempistiche molto lunghe e difficili. Lo strumento per superare questa impasse esiste: si tratta di una delibera del 1999 sul decentramento amministrativo, che consegna tutte le aree verdi sotto i 20 mila metri quadri ai municipi di appartenenza, lasciando al comune le grandi ville. Una delibera che, denuncia Francesca del Bello, “non viene attuata ma che garantirebbe tempi più veloci per le gare. Le risorse sono tante e anni fa abbiamo chiesto di poterci occupare di tutte le aree sotto i 5 mila metri quadri, più tre ville che erano chiuse o rischiavano la chiusura. Chiedendo i soldi al comune per occuparcene, abbiamo fatto riaprire villa Massimo dopo sei anni”. Basterebbe dunque una delibera per rendere effettivo questo metodo che sembra funzionare e la cui mancata attuazione sta forse mostrando i suoi pericolosi effetti a corso Trieste.