(foto LaPresse)

Ecco com'è andata la piccola lite condominiale tra le Sardine romane

Alessandro Luna

Le ambizioni politiche dello “scissionista” Ogongo e le parole dell’altro amministratore Zaccagnini (ex deputato M5s)

Roma. Sugli schermi di un migliaio di computer, lunedì, le Sardine romane hanno scoperto dal coordinatore romano Stephen Ogongo che, da quel giorno, si agirà in autonomia dai quattro fondatori di Bologna. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe la foto con la famiglia Benetton. I commenti raggiungono il giorno dopo quota mille e sono tutti, a parte pochissime eccezioni, severissimi nei confronti del coordinatore romano del movimento. Sara Nazarri, la responsabile della comunicazione delle sardine romane, ci spiega che “da 20 giorni Ogongo non rispondeva al telefono e non veniva alle riunioni. Poi senza dire nulla a nessuno ha rimosso tutti gli amministratori e i moderatori dal gruppo appoggiandosi a una polemica sterile”. Dopo l’epurazione degli amministratori, però, controllando la lista dei partecipanti, ci si accorge che Ogongo non è solo: è rimasto “in carica” un altro moderatore, Adriano Zaccagnini. Nato politicamente durante l’Onda universitaria ed ex-parlamentare dei cinquestelle, è passato per Sel, MdP, ha sostenuto Tsipras e ultimamente Potere al Popolo. Noto per le sue posizioni no-vax ed ambientaliste, è entrato nelle Sardine appena sono nate e ci spiega: “Ero uscito settimane fa per la mancanza di democrazia interna. Tutte le decisioni venivano da Bologna e a noi arrivavano solamente i messaggi broadcast da Santori, che aveva incaricato un gruppo di persone di Roma di organizzare il movimento, di fatto escludendo Stephen, ma che non rispondevano alle richieste di riunione o rimandavano. Stephen mi aveva fatto presenti le sue insofferenze e un giorno prima di pubblicare il post mi ha chiesto di diventare moderatore, così ho accettato. Ci troviamo d’accordo su molte cose, tra cui lo Ius Soli e l’ecologia. È una persona credibile che lotta da molti anni su questi temi. Con quel post non ha sancito una scissione, ma un’autonomia nei confronti di Bologna. È chi abbandona il gruppo in dissenso con Ogongo che sta facendo la scissione. Ora bisogna tornare uniti in vista della manifestazione del 16 febbraio contro Salvini”.

 

Manifestazione che non si sa, a questo punto, da chi sarà organizzata. Numericamente il gruppo originale conta ancora 140.000 persone, mentre quello “ribelle” solo 7.000, ma ne fanno parte tutti quelli che hanno contribuito ad organizzare la piazza di San Giovanni. Si fa fatica a trovare qualcuno che sia d’accordo con Ogongo e nel movimento regna la più totale confusione. Tanto che poco dopo una prima telefonata, ci richiama Zaccagnini per rettificare: “Voglio che sia chiaro che Ogongo ha commesso un errore e che io non sto con lui. Mi sembra ormai delegittimato dal rimanere amministratore e dovrebbe fare un passo indietro. Ho sentito Santori e mi ha confermato che aveva già da tempo accolto le richieste di Ogongo e che gli aveva dato il via per riformare il movimento romano. Dopodichè ha agito per conto suo, senza un percorso interno e pubblico che andava fatto prima di prendere questa decisione. Mi aveva anticipato cosa aveva in mente ed io gli dissi che era un errore. Ha deciso di procedere lo stesso, assumendosene le conseguenze. Era convinto che questo fosse il momento giusto. Ora bisogna ripartire”. La scelta di Stephen Ogongo potrebbe essere maldestramente dettata da mire personali, come molti suggeriscono, da dissidi personali con Santori o anche da una recente e nuova “amicizia”: quella con Stefano Fassina. Zaccagnini e altre fonti interne al movimento delle Sardine confermano che in questo ultimo periodo si sono sentiti regolarmente e stanno organizzando riunioni e incontri in vista della campagna elettorale per il sindaco di Roma. Ma ad oggi Stephen Ogongo resta un “uomo solo al comando”. Solo perché abbandonato da tutti.

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