(foto LaPresse)

"Ora l'unico errore da non fare è allearci con i disastrosi 5 stelle". Parla Amedeo Ciaccheri

Gianluca Roselli

Intervista al presidente di municipio, indipendente di sinistra e volto in ascesa per la corsa a sindaco

Roma. “I big del centrosinistra vanno benissimo, ma in corsa per Roma ci devono essere anche gli outsider. Che, nelle altre città, hanno sempre portato qualcosa in più, energie nuove e aria di rinnovamento…”. Parla anche di sé, ma non solo di sé, Amedeo Ciaccheri, presidente dell’VIII municipio di Roma e astro nascente della sinistra capitolina, quando guarda al percorso che dovrà portare alla sfida per il Campidoglio, tra poco più di un anno.

 

Una corsa dove la destra è già partita. Con Matteo Salvini molto attivo che continua ad aprire sedi in città, in quella che per lui è anche una competizione tutta interna al centrodestra con Giorgia Meloni. E una Meloni, appunto, che non ci sta a farsi levare da sotto il naso lo scettro della destra in una città che è sempre stata, da quella parte della barricata, roba del suo mondo. “La destra è molto forte, per questo dobbiamo partire subito. Ma confido in due elementi. Il primo è che i romani non si faranno abbindolare da Salvini e non dimentichino che la Lega è stata e rimane una forza anti-romana, con azioni e parole che spesso sono sconfinate nel razzismo. In secondo luogo, spero che i cittadini si ricordino che a Roma la destra ha già governato, con Gianni Alemanno (2008-2013, ndr), nel peggiore dei modi”, afferma Ciaccheri.

 

Amedeo Ciaccheri è giovane. Giovanissimo se guardiamo l’età media in politica (ha 31 anni), ma già sta smuovendo parecchio l’aria a volte stantia e spesso litigiosa della sinistra romana. Che ancora porta sul volto la cicatrice della sfiducia a un proprio sindaco, Ignazio Marino, sfociata nella conquista del Campidoglio da parte del Movimento 5 stelle.

 

Amedeo Ciaccheri è di sinistra. Nato alla Garbatella, ha mosso i primi passi in politica al Liceo Socrate e al centro sociale La Strada, uno dei più attivi della città, e poi, da indipendente, in Sel. Non va alla ricerca del centro, parla al suo popolo. Che nell’ultimo anno in città ha battuto tre colpi: l’alta percentuale di votanti per l’elezione a segretario del Pd di Nicola Zingaretti e la vittoria in due municipi importanti, a giugno, il III con Giovanni Caudo e l’VIII, appunto, con Ciaccheri. Eletto col 54 per cento e sostenuto da tutto il centrosinistra, Pd compreso.

 

Il suo nome ora rimbalza, in città, tra i papabili a prossimo candidato sindaco. Insieme a Carlo Calenda, Massimiliano Smeriglio, Roberto Morassut, Marianna Madia, Walter Tocci, Sabrina Alfonsi, lo stesso Caudo, e addirittura – secondo qualcuno – Enrico Letta. Anche se da quest’ultimo arriva una smentita piuttosto netta. Come dice una delle sue più strette collaboratrici: “Non ci sta pensando, non sta cercando un rientro in ruoli operativi e il sindaco di Roma è un’ipotesi che non esiste”. E lui stesso conferma al Foglio: “Non sono nemmeno romano…”. Anche se il suo nome, nel Pd cittadino e in Parlamento, nelle ultime settimane si è fatto, eccome. Piaceva assai.

 

Ma torniamo a Ciaccheri. “Sono felice se qualche big nazionale vuole mettersi in gioco ma, ripeto, devono correre anche i cosiddetti outsider”, spiega. Viene in mente Massimo Zedda, diventato sindaco di Cagliari dopo aver vinto a sorpresa le primarie. “Il nome, però, deve arrivare solo alla fine di un percorso che deve avere come approdo le primarie. Che vanno fatte non solo per il candidato sindaco, ma pure per i candidati alle presidenze dei municipi. E prima ancora io farei le primarie delle idee”. Idea suggestiva, molto abusata, spesso rimasta sospesa nel vuoto. “Alle elezioni non ci si arriva per caso, bisogna lavorare. Va costruita una rete, una coalizione di cittadini che preveda il coinvolgimento di forze politiche, dei movimenti, del civismo, del volontariato, di chi, nei quartieri, si dà da fare. Un campo dove tutte le voci vanno ascoltate e coinvolte. La sinistra a un certo punto si è smarrita, va ricostruita un’identità politica. Poi si può pensare ai nomi”.

 

Escluso, per ora, qualsiasi dialogo coi 5 stelle, come si evince anche dal suo progetto civico “Liberare Roma”. “Virginia Raggi ha fallito, il suo è un disastro amministrativo e sociale. Abbiamo davanti ancora un anno e mezzo di dura opposizione a questa giunta che renderà impossibile qualsiasi interlocuzione. Invece dobbiamo rivolgerci agli elettori che hanno votato M5S sperando in un cambiamento”.

 

Da parte sua Ciaccheri ha tutto un quadrante di Roma che spinge per lui, l’VIII municipio appunto, la sua gente, che va da Garbatella a Ostiense, dalla Montagnola a Tormarancia, da Grottaperfetta a Ottavo Colle. E i cent’anni della Garbatella, il cui primo mattone è stato posato il 18 febbraio 1920, gioca a suo favore: i festeggiamenti sono già iniziati e andranno avanti per settimane. Un quartiere nato col fascismo che poi è diventato tra i più antifascisti della città. “Se devo pensare alla Roma del futuro, penso proprio al connubio tra la storia e la tradizione, da una parte, e l’innovazione e l’economia della conoscenza, dall’altra. Qui convivono i lotti popolari, le antiche e le nuove osterie, i coworking (ha da poco aperto pure Talent Garden, ndr) e l’innovazione dell’Ostiense, la street art di Tormarancia, l’università di Roma Tre”.

 

E se la riscossa della città nascesse proprio da qui, dove Nanni Moretti girava in Vespa e ancora oggi si respira l’aria di un mondo a parte?

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