Roma. Un territorio e un metodo. Per la sua ricandidatura Virginia Raggi riparte da queste due cose. Da Ostia e da una demolizione. Non una villetta abusiva, come quelle dei Casamonica, smantellate con gran vanto al Quadraro e ad Anagnina, ma comunque un manufatto illegale. Uno stabilimento di legno in stato di abbandono, pieno di monnezza e siringhe. Buttare giù, a Virginia Raggi, riesce assai meglio che costruire. E quindi eccola di nuovo sulla ruspa. Non quella leghista di Salvini, ma un mezzo catartico. L’ex Arca – questo il nome dello stabilimento abbattuto ieri mattina – diventerà una spiaggia libera, una delle prime che i grillini promettono di realizzare. Fuori un gruppo di supporter intona “Oh Virginia sindaca di Roma”.
In centro il 4,3 per cento registrato alle suppletive di domenica ha tolto ogni dubbio sulla presa del M5s da quelle parti, e dunque la Raggi ricomincia da dove è più forte: il mare di Roma, Ostia. L’ultima roccaforte. Qui nel 2016 la Raggi prese al ballottaggio quasi il 70 per cento. Poco più di due anni fa i grillini vinsero una seconda volta, eleggendo Giuliana Di Pillo presidente di Municipio. Ora, a un anno dalle elezioni, c’è da vincere la battaglia delle battaglie: l’abbattimento del lungomuro. La colata di asfalto e costruzioni che impedisce a chi arriva ad Ostia di vedere il mare. Eterna proposta di chiunque aspiri ai voti del litorale.
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