Due settimane per capire se Roma sarà come la Lombardia
"Attualmente stiamo osservando un aumento contenuto dei casi. Ma è prevedibile che possa impennarsi nei prossimi giorni", spiega Alberto Villani, responsabile di Pediatria generale e Malattie infettive del Bambino Gesù
Roma. Secondo i dati rilasciati ieri dalla Regione Lazio, nella Capitale e nel resto della regione ci sono 150 casi accertati di coronavirus. A Roma sono solo 35. In tutto nelle terapie intensive della regione sono ricoverati a causa del virus solo 18 persone (in Lombardia centinaia). Apparentemente un’inezia, ma la tempesta potrebbe arrivare. “Saranno le prossime due settimane a farci capire quale sarà la portata del contagio a Roma e nel Lazio: attualmente stiamo osservando un aumento contenuto dei casi. Ma è prevedibile che possa impennarsi nei prossimi giorni”, spiega Alberto Villani, responsabile di Pediatria generale e Malattie infettive del Bambino Gesù. “Purtroppo bisogna considerare i tempi d’incubazione e la scarsa responsabilità di tutti coloro che negli scorsi giorni non hanno rispettato le norme di comportamento: dall’evitare gli assembramenti, al rispetto della distanza interpersonale. In questo momento è fondamentale per arginare il diffondersi del contagio osservare con scrupolo e attenzione tutte le misure precauzionali”.
Per quanto si dovrà restare a casa?
“Certamente fino al 3 aprile, come indicato dal governo. Non è possibile però dire con esattezza se tali misure dovranno essere prolungate. Dipende da come evolverà la situazione nei prossimi giorni. Quel che è certo è che più i cittadini osserveranno le direttive tanto più è probabile riuscire a combattere la diffusione del virus e tornare alla normalità. I giovani hanno un ruolo rilevante e di grande responsabilità”.
Queste norme sono sufficienti? Perché nel resto d'Europa per adesso nessuno ha varato decreti altrettanto severi?
“Queste norme sono assolutamente necessarie e rappresentano l’unico modo per arrestare un’epidemia. Attualmente – e direi anche apparentemente – la situazione nei paesi europei è meno accentuata rispetto a quella italiana. Tuttavia, è altamente probabile che l’infezione si espanda anche in Francia, Spagna e Germania, che a breve seguiranno l’iter italiano”.
Si dice restate in casa, ma diversi uffici, rimangano aperti e i mezzi pubblici circolano.
“Alcuni servizi devono necessariamente essere garantiti. Governo ed esperti studiano quotidianamente le soluzioni migliori per fronteggiare l’epidemia e dunque bisogna fidarsi di ciò che viene deciso, nell’interesse di tutti i cittadini. Garantire la possibilità di disporre di cibo, di farmaci, di poter uscire per andare ad assistere chi ha necessità di aiuto (anziani che vivono soli, ad esempio) è fondamentale per tutelare tutta la popolazione e i più deboli in particolare.