Virginia Raggi (foto LaPresse)

Raggi nel pallone

Marianna Rizzini

Roma si prepara all’arrivo del virus con un sindaco che si occupa di tutto tranne che del virus

Roma. C’è un prima e un dopo. Prima e dopo che il sindaco di Roma Virginia Raggi si sintonizzasse sull’emergenza coronavirus. Perché, a leggere i tweet della prima cittadina, fino a neanche due giorni fa, si aveva l’impressione che Raggi fosse come il tizio che quando cade il mondo semplicemente si sposta. Mentre infatti, tutt’intorno, in un crescendo quasi horror, l’intera Italia, negazionisti compresi, prendeva coscienza dell’incombere di un pericolo invisibile ma sempre più minaccioso, e mentre il governo decideva, con un succedersi di decreti, di chiudere via via il paese e di conseguenze spedire tutti a casa, il sindaco twittava non senza orgoglio sulle magnifiche sorti e progressive dell’abbattimento della Tangenziale Est, con tanto di recupero materiali. “La demolizione di questo tratto della Tangenziale rappresenta un momento storico per la città. Ci libereremo finalmente di un ecomostro che per decenni ha imprigionato i cittadini in uno spazio urbano pieno di smog e cemento. I lavori hanno rispettato i tempi prestabiliti”.

  

 

Sì, tempi stabiliti, ma annunciati purtroppo al tempo sbagliato del coronavirus (nel frattempo tutto era cambiato, tanto che il sindaco, dopo il decreto “tutti a casa”, aveva dovuto quantomeno inserire l’evento nel contesto: “… Proviamo a dare un messaggio di normalità in questo momento”). Intanto però proseguivano i tonitruanti tweet sull’abbattimento non soltanto del tratto di Tangenziale per il quale si era addirittura pensato, fino appunto a due giorni fa, a un evento celebrativo a Cinque stelle con tanto di gente assiepata a due passi dalla stazione Tiburtina per assistere all’abbattimento. A un certo punto – grandeur per grandeur – era comparso anche il tweet sull’altro abbattimento promesso, quello del Lungomuro di Ostia, “nonostante i tentativi delle opposizioni di bloccare il voto”, diceva Raggi.

 

E insomma: un marziano che si fosse messo a leggere gli account del sindaco non avrebbe avuto sentore dell’emergenza epidemiologica, anche se, dopo l’intervento del governo e della Regione Lazio, con tanto di governatore e segretario pd Nicola Zingaretti positivo al virus, era difficile non aspettarsi una parola dal sindaco. Parola che è arrivata ieri sera, quando Raggi, in collegamento con “DiMartedì, su La7, ha iniziato finalmente a parlare dell’argomento che nessuno riesce più a eludere neanche per un minuto, per dirsi “vicina a quelli che stanno soffrendo”, alle persone “disorientate” o che “stanno perdendo un lavoro”, e “pare brutto dirlo”, ha detto Raggi, anche “a chi lavorava in nero”. E ringraziava il premier “per la scelta dura ma necessaria”, invitando i concittadini a stare a casa: ognuno faccia il suo lavoro, diceva, e chissà se parlava anche un po’ alla se stessa straniante di quarantotto ore prima.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.