Il sindaco di Nettuno, Alessandro Coppola

Il Pd fa un pasticcio razzista a Nettuno con la destra. Ora si scusano

Massimo Solani

Dopo la manifestazione anti migranti. “Ci siamo fidati del sindaco. Abbiamo peccato d’ingenuità”, ci dicono

Roma. “Dall’ingenuità possono nascere dei piccoli miracoli, o anche delle grandi stronzate”, scriveva Fabrizio De Andrè. Di sicuro a Nettuno, dove domenica la giunta di centrodestra del sindaco Alessandro Coppola è scesa in strada assieme ad alcune decine di persone per bloccare l’arrivo da Roma di alcuni migranti e il Pd è finito nell’occhio del ciclone per un comunicato stampa in cui rivendicava di essersi messo “a disposizione del sindaco e della cittadinanza” e di aver “attivato tutti i propri rapporti istituzionali per chiedere di bloccare la decisione di trasferire i migranti provenienti dal centro Casilino”, di miracoli non se ne sono visti.

  

 

“Potete scrivere che siamo stati ingenui, ci mancherebbe, ma non potete dire che abbiamo sostenuto e condiviso quella che resta una iniziativa di matrice razzista e squadrista”. Rocco Maugliani è segretario provinciale del Pd e anche a lui tocca sbrogliare una matassa nella quale il partito di Nicola Zingaretti non ha fatto certo un figurone nonostante un tardivo comunicato in cui si prendevano le distanze da “una autentica follia” e da iniziative di “capipopolo improvvisati” che hanno giocato “sulla salute delle persone per fare del consenso elettorale che puzza tanto di razzismo strisciante”. “La realtà – spiega Maugliani – è che ci siamo fidati di un sindaco che ci aveva dato garanzie e invece poi ha perseguito iniziative di segno totalmente opposto”.

 

A ricostruire quelle ore, con l’amarezza di chi ha ben chiaro di essersi fatto fregare, è il capogruppo Pd in consiglio comunale Roberto Alicandri. Lui che qualche mese fa finì su tutti i giornali per essersi commosso fino alle lacrime in Aula consiliare quando la giunta di centrodestra che guida il comune del litorale censurò dalla mozione contro il razzismo in sostegno della senatrice a vita Liliana Segre le parole “antifascismo” e “Resistenza”.

 

“La realtà – spiega accorato – è che ci siamo messi a disposizione per collaborare spiegando come secondo noi fosse più giusto gestire la situazione. Non mi sento responsabile di aver sottovalutato il problema o sopravvalutato il sindaco Coppola”. Eppure il buon senso qualche precauzione in più l’avrebbe consigliata conoscendo la storia del primo cittadino e conoscendo le sue gesta. Come quando commemorò la celebrazione dei Defunti con tanto di fascia tricolore nel Campo della Memoria dove riposano i fascisti morti per la Repubblica Sociale “dimenticando” di far visita al cimitero americano di Nettuno. “La verità è che sabato notte sono stato io ad apprendere la notizia del trasferimento e comunicarla al sindaco – va avanti Alicandri – domenica mattina siamo stati convocati assieme ai consiglieri di maggioranza e in quella sede abbiamo deciso di chiedere che prima di ogni trasferimento si facessero tamponi ai ragazzi in arrivo da Roma, uno dei quali ci risultava positivo al coronavirus e messo in isolamento, e si mettessero al sicuro sia gli attuali ospiti della struttura di via Sele che chi ci lavora dentro. Quello di cui ci siamo preoccupati, insomma, era unicamente la salute pubblica. Abbiamo sconsigliato qualsiasi manifestazione e sit in e il sindaco stesso si era raccomandato. Aveva detto: “Guai a chi scende in piazza”. Pochi istanti più tardi, però, era proprio il primo cittadino a comunicare pubblicamente la notizia del trasferimento. “La maggioranza di centrodestra non intende accettare supinamente questa decisione – ha scritto – e insieme all’opposizione si è riunita in comune per valutare azioni comuni a tutela dell’interesse dei cittadini di Nettuno”.

 

E’ il sassolino che innesca la valanga della chiamata alle armi via social in violazione delle norme di contrasto alla diffusione del coronavirus che vietano assembramenti. Rassicurazioni o meno, sta di fatto che è il sindaco stesso a decidere di cavalcare la protesta facendosi fotografare con tutta la giunta in strada al termine della manifestazione dopo la comunicazione arrivata da Roma del blocco al trasferimento dei migranti nella struttura di via Sele. Foto postata su Facebook assieme ai ringraziamenti all’opposizione per “lo spirito di collaborazione”.

  

 

A frittata fatta, e quando già si parlava di denunce alla procura per quanti avevano partecipato al presidio in violazione delle norme varate per fronteggiare l’emergenza coronavirus, ecco il comunicato del Partito democratico in cui si esprimeva “disappunto nei confronti di alcuni Assessori e Consiglieri della maggioranza” per questo “atto illegale e sconsiderato” ma al tempo stesso si rivendicava di essersi messi “a disposizione del sindaco e della cittadinanza” e di aver “attivato tutti i propri rapporti istituzionali per chiedere di bloccare la decisione di trasferire a Nettuno” il gruppo di migranti. “Come si dice: la gatta frettolosa fece i figli ciechi – ammette Carla Giardiello, che del Pd è segretaria cittadina a Nettuno – Quel comunicato è stato scritto di fretta in una situazione concitata e sì, abbiamo usato parole sbagliate. Volevo modificarlo prima di postarlo su Facebook ma poi ho lasciato tutto com’era. Mi sono resa conto soltanto dopo e ci ho ripensato tutta la notte. Abbiamo peccato di ingenuità e inesperienza”. L’ingenuità, ecco.

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