Le Note dei vescovi
Il male che affligge la Cei è innanzitutto culturale: dopo sette anni non ha ancora capito il Papa
A guardare i comunicati e le Note della Conferenza episcopale italiana viene da dar ragione a quanti chiedono che si celebri al più presto un Sinodo per l’Italia. I vescovi si sono incartati anche sulla pandemia, con le giravolte che si sono viste in questi mesi e sulle quali non vale la pena tornare, anche perché tutto è noto. E però l’immagine plastica della confusione imperante resterà a lungo. Ci sono sacerdoti, da nord a sud, che hanno sospeso le messe in streaming come segno di protesta per l’ultima presa di posizione del cardinale Gualtiero Bassetti, che tra un ringraziamento al governo e uno ai tecnici è riuscito a smentire la Nota che la Cei aveva diffuso neppure una settimana prima, in cui gridava alla violazione della libertà di culto. Si ricorderà anche l’editoriale durissimo di Avvenire, a firma del direttore Marco Tarquinio, pubblicato pochi minuti dopo la conclusione della conferenza stampa di Giuseppe Conte. Tutto passato, visto che s’è trovato l’accordo per far celebrare i funerali con 15 persone e le messe forse a fine mese. In pratica quello che era già stato deciso (o quasi) prima dello scontro furibondo. Una cosa la Cei l’ha però ottenuta: niente termometro per chi partecipa a un funerale. Di questi tempi, meglio di niente. A parte le battute, lo stato della crisi è evidente. Ed è un problema innanzitutto culturale per una gerarchia che in sette anni non ha ancora ben capito né il Papa né quanto Egli vuole (non desidera: vuole). Non è mai troppo tardi per imparare, certo. L’auspicio è che prima o poi la via possa essere trovata.