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A Roma è iniziata l'autogestione

Marianna Rizzini

Dai municipi che si muovono in autonomia alla startup di quartiere. La Capitale naviga da sola

“Navigare a vista, in autogestione”. Così il presidente di centrosinistra dell'VIII municipio, Amedeo Ciaccheri, descrive quella che, in città, gli pare una situazione “caotica da tutti i punti di vista”. Qualche tempo fa alcuni municipi avevano chiesto al sindaco Virginia Raggi un tavolo di confronto nella fase dura del lockdown. Dice Ciaccheri (che giovedì ha partecipato all'iniziativa on-line “Roma ora e subito-dall'emergenza sociale al futuro della città”, con il verde storico ed esponente di LeU Paolo Cento e con il segretario del Pd romano Andrea Casu): “Il dialogo con l'amministrazione servirebbe tanto più ora, nel momento della ripartenza. Invece non c'è un piano, al di là di un dibattito politicista, e la città è arrivata alla fase due impreparata a livello di manutenzione delle aree verdi, di occupazione di suolo pubblico, di semplificazione burocratica. I cittadini sono preoccupati per un futuro evanescente, e non si avverte la presenza una guida razionale. Si procede per tentativi”.

 

Ma non soltanto i municipi si muovono autonomamente. Anche i singoli cittadini prendono iniziative, anticipando e autogestendo. E' il caso dei quattro startupper che hanno inventato FaseDue, app pensata e creata in una settimana per riconnettere i cittadini ai piccoli e grandi negozi di quartiere, come spiega il trentaseienne Luca Mecaccioni, impiegato e, nel tempo libero, speaker radiofonico. La app si sta diffondendo in altre città, da Perugia a Firenze a Bologna, dice Mecaccioni, che racconta la genesi e il funzionamento del progetto, messo in piedi con Marina Ricciardi, professionista del digitale e mamma, con Rebecca Meghnagi, studentessa e con Cristina Febo, grafica: “Durante il lockdown, con i tempi dilatati”, dice Mecaccioni, “ci siamo confrontati, in prospettiva, sulle esigenze dei nostri quartieri e ci siamo messi al lavoro, cercando un modo per essere utili non soltanto al cittadino ma anche al piccolo negoziante, in difficoltà in questi mesi e nella ripresa, e per riconnettere mondi contigui che ora non si 'vedono' più: è come se fossero scomparse le facce note del quartiere”. La app è gratuita, ha bisogno soltanto di un cellulare e fornisce al negoziante una vetrina immediata sul telefono del cliente, in modo da creare una community di “vicini di casa” uniti da una comunanza di interessi. Ci si può collegare direttamente su whatsapp alla bottega per la consegna a casa, scegliere un orario per evitare le file, chiedere i prezzi, vedere i commenti – e presto si potrà anche prenotare un ombrellone in spiaggia. “Avevamo voglia di metterci all'opera su un'idea utile alla comunità”, dice Mecaccioni, “in un momento in cui si è disorientati per tutto. Visto che le relazioni devono essere in parte digitali, che siano anche umane”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.