Roma. “Ho la fortuna di essere una persona indipendente e libera che dice sempre quello che pensa. Sono solo Monica Lozzi, a prescindere da chi la pensa come me”. Eppure per tutti, in questi giorni in cui Virginia Raggi ha cominciato a mettere i mattoni per la sua ricandidatura, la presidente del settimo Municipio è diventata “l’anti Raggi” e le sue critiche alla gestione della prima cittadina punti a favore di chi spera di vederne azzoppata la corsa verso il secondo mandato. Come il Pd, ancora incerto sul da farsi e diviso fra chi di alleanza col Movimento proprio non vuol sentir parlare e chi invece spera che il modello Conte bis, magari con una alleanza al secondo turno, possa funzionare anche in Campidoglio. “In realtà io sto solo cercando un confronto sulla mia città per capire la situazione – frena la Lozzi – Analizziamo l’operato di questi quattro anni: le cose che sono andate bene, quelle che sono andate male perché oggettivamente non si poteva fare di più e quelle che invece potevano essere fatte meglio. Da lì dovremo mettere a punto la direzione verso la quale vogliamo andare e la visione di città a cui aspiriamo. Io la mia ce l’ho ben chiara. Però parliamo di programmi, e soltanto dopo di candidati – spiega – Virginia Raggi può legittimamente presentare la sua, ma magari c’è anche qualcun altro che può mettere sul piatto la propria e dimostrare di poter essere più bravo”. Di qui i veleni, circolati nel M5S romano, che vorrebbero Monica Lozzi al lavoro per giocarsi le proprie carte nella corsa al Campidoglio, forte di una visibilità conquistata anche con la sua battaglia per la legalità condotta in un territorio ad alta intensità criminale. “Possono accusarmi, insultarmi, dire che spacco l’unità – risponde – ma se il Movimento è nato sulla base della trasparenza e della valorizzazione del merito per il bene della cittadinanza e dei territori e non per una semplice autoconservazione, io pretendo che ci sia questo confronto. Sono entrata nel Movimento perché aveva una visione, se oggi le regole sono cambiate mi piacerebbe saperlo. In questi quattro anni la sindaca non ha condiviso con nessuno gran parte delle scelte fatte e nemmeno le proposte portate ai tavoli del governo sui poteri di Roma. Io non so che tipo di poteri o di cambiamenti chiede all’esecutivo la sindaca della mia città, che incidentalmente fa parte anche del mio schieramento”.
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