Chi vuole Roma
Gli ultimi nomi sulla giostra che scotta, quella della futura corsa a sindaco (con la comparsa di Grillo)
Virginia Raggi vuole correre per un secondo mandato (e ieri a un certo punto si è rincorsa la voce di un incontro con Beppe Grillo, intanto sceso a Roma). E non è un caso che il sindaco in carica, la Virginia Raggi che all’inizio della pandemia si distingueva per l’ostinazione con cui voleva parlare degli interventi migliorativi sulle strade, all’uscita dalla fase 1 abbia cominciato a mostrarsi attiva anche nel criticare Nicola Zingaretti (“non si è schierato contro i Casamonica come contro di me”, ha detto a DiMartedì) e Matteo Salvini (“Roma non ha bisogno di lui”), capi dei partiti potenzialmente rivali nella futura gara per la conquista del Campidoglio.
Il tempo a disposizione non è molto, considerata le difficoltà generali della città all’uscita dell’emergenza epidemiologica. Manca un anno alle elezioni e nessuno, ora, può permettersi di ignorare la questione del “con chi correre”, tantomeno adesso che colei vuole fare il bis che sembrava fuori gioco per suo stesso volere (nel 2017 Raggi diceva: non mi ricandido). E ora che nel centrosinistra si fa il nome di Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia e vincitore recente di un seggio parlamentare alle suppletive nel collegio Roma 1, e nel centrodestra quello di Claudio Lotito, presidente della Lazio, la corsa a sindaco sembra perdere apparentemente l’aspetto che aveva finora: quello di una giostra da cui non si faceva in tempo a salire che veniva voglia di scendere (o addirittura ci si rifiutava di salire).
E se resta impressa come icona della non-appetibilità della tenzone la frase detta a questo giornale dal pisano ed ex premier Enrico Letta: “Manco morto, non sono di Roma” (sua città adottiva), è vero che attorno all’idea di tentare l’impresa si sono alternati volti già noti per altri incarichi presenti e precedenti. Dell’Opa di Matteo Salvini su Roma si parla e si parlava ai tempi dell’offensiva per la legalità (villette dei Casamonica, di nuovo), ma anche perché il leader della Lega era visto come possibile deus ex machina di altri volti di centrodestra, fermo restando il reiterato diniego di Giorgia Meloni: da Giulia Bongiorno (che negava) a Barbara Saltamartini. Nel centrosinistra, dove due giorni fa il deputato radicale di +Europa Riccardo Magi ha dichiarato la sua disponibilità a correre a “vere primarie di coalizione”, si è parlato di Walter Tocci, Roberto Morassut e addirittura di Dario Franceschini. Prima ancora, si era attivato l’ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda. “Non possiamo aspettare sulla riva il cadavere della Capitale”, diceva, e a inizio 2020 pareva pronto per la battaglia (ma senza primarie). E però non si candida, l’ha detto e ridetto, aggiungendo ora la profezia sul “Pd che potrebbe appoggiare un candidato a Cinque Stelle”. Come finirà? E’ appena cominciata.