Oboli e immobili
Si riparte con gli scandali vaticani, ed è sempre questione di soldi. Ma le grandi riforme dove sono?
Estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio sono le accuse formulate dal Promotore di giustizia vaticano (il pm) nei confronti del broker Gianluigi Torzi, contro il quale è stato spiccato un mandato di cattura prontamente eseguito dai gendarmi vaticani. I beninformati, che in casi del genere non mancano mai, assicurano che la vicenda legata alla compravendita del famoso palazzo londinese non è che la punta dell’iceberg di uno scandalo ormai pronto a deflagrare oltretevere. Certo, l’obolo di San Pietro usato soprattutto per operazioni immobiliari legittima a sollevare più d’un sopracciglio. In ogni caso, si prospetta una nuova, ennesima, resa dei conti in Vaticano. E’ dai tempi di Vatileaks, con i corvi volteggianti sui Sacri palazzi, che scandali più o meno rilevanti vengono a galla assestando colpi non indifferenti alla curia. Se fosse stato per il Papa – dicono – sarebbe già tutto cambiato, dopotutto è quello che in tanti avevano chiesto durante le congregazioni generali del pre Conclave. Poi, vuoi per le solite resistenze interne, vuoi perché chiudere Ior & co. non è la cosa più facile del mondo, il piano delle grandi riforme si è fermato. Ora Francesco ha tutti uomini suoi nei posti-chiave, per cui l’occasione per ribaltare (ammesso che lo si voglia fare) tutto c’è. Ma davvero questo è l’obiettivo? A guardare l’evoluzione del pontificato sul fronte delle riforme, sembrerebbe che dopo un iniziale entusiasmo – è sufficiente ricordare le infinite commissioni che venivano create – la quiete abbia prevalso. Resta da capire perché.