(foto LaPresse)

Ama non m'ama

Gianluca De Rosa

Il sindaco sfoglia la margherita sulla grande municipalizzata senza bilancio e senza futuro

Roma. Il Campidoglio è pronto a ricapitalizzare Ama una volta approvati i bilanci 2017, 2018 e 2019. La notizia è piovuta inaspettata ieri nel corso di una lunghissima (e piuttosto confusa) commissione capitolina Trasparenza. A darla è stato direttamente il direttore generale del Campidoglio Franco Giampaoletti, dominus in questi ultimi anni delle vicende della municipalizzata. Protagonista, soprattutto, del braccio di ferro con due consigli d’amministrazione precedenti sul bilancio 2017 che è stato il motivo del loro siluramento. Quel bilancio ancora non è stato approvato (come di conseguenza quelli del 2018 e del 2019) e adesso sindacati e opposizioni temono che l’intenzione del Campidoglio sia quella di portare l’azienda verso la liquidazione o il concordato preventivo come già accaduto con Atac e Roma Metropolitane. A destare sospetti è stata in particolare una recente delibera approvata dal Campidoglio che fissa le tappe per l’approvazione del bilancio, il piano assunzionale e quello delle tariffe. Nella delibera si chiede anche all’azienda di redigere entro 60 giorni il piano di risanamento previsto dall’articolo 14 del testo unico delle Partecipate, quello intitolato “Crisi d’impresa di società a partecipazione pubblica”. Giampaoletti però ha messo le mani avanti. “Il piano di risanamento di un’azienda previsto dall’articolo 14 – ha detto Giampaoletti – non è un piano di fallimento, né un piano concordatario, ma è la condizione preliminare per far si che il socio se fosse necessario possa ricapitalizzare l’azienda. Roma Capitale ha assolutamente intenzione di sostenere Ama qualora fosse necessario farlo”. Ma come mai una società come Ama con un patrimonio di oltre 285 milioni di euro dovrebbe trovarsi sull’orlo del fallimento o comunque costretta alla ricapitalizzazione?

 

La spiegazione, ovviamente, è nascosta in quei bilanci mai approvati. Quello del 2017 era stato presentato a marzo da Ama con una perdita di esercizio di 99,5 milioni, dovuta principalmente alla svalutazione dell’area dell’ex Centro carni (entrata per paradosso nel patrimonio di Ama con l’ultimo aumento di Capitale voluto anni fa dall’allora sindaco Gianni Alemanno). L’area, infatti, è stata svalutata a 91 milioni da Ama perché non c’è mai stata la valorizzazione immobiliare che era prevista quando fu acquistata, ma il rischio è che la svalutazione debba essere ancora maggiore. La Sgr che gestisce il fondo, infatti, la valuta – in assenza della valorizzazione – 24 milioni. Come ha spiegato Giampaoletti. “La società non ha un deficit strutturale ma se dovessimo incamerare le perdite per il Centro Carni, la perdita d’esercizio, il lodo Colari (un’altra partita da 90 milioni di euro ndr), andremmo a impattare sul patrimonio della società. L’eventuale buco potrebbe essere risolto con un’eventuale ricapitalizzazione della società, ma non ci saranno né concordati, né liquidazioni”.

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