Il mistero del post di Beppe Grillo, quello in cui con un sonetto (non scritto da lui, ma da Franco Ferrari) dice a Virginia Raggi che Roma non la merita, ma lo dice forse proprio per dire (al Pd?) che Roma non merita un secondo mandato della sindaca a Cinque stelle. E il mistero neanche tanto misterioso del perché, per togliersi d’impaccio – visto l’attivismo di Raggi per lanciarsi verso la corsa-bis – il fondatore del M5s abbia dovuto addirittura dare addosso all’elemento scenico di cui mai si pensava avrebbe fatto a meno: il popolo, anche detto, nel sonetto, “gente de fogna”. Tra i due misteri resta il dubbio di come intenda muoversi il M5s in vista del 2021, visto che l’eventuale alleanza (o desistenza) con il Pd non potrebbe non passare – pena la rivolta di gran parte della sempre più esigua base – da un primo turno con candidato proprio, ma visto anche che il Movimento non rinuncia al sogno di trovare una personalità terza che metta d’accordo tutti, Pd compreso (modello Conte?). E però, intanto, i quattro anni di sindacatura Raggi non sono trascorsi senza scosse, nel Movimento romano, già diviso tra seguaci del sindaco, specie a monte della prova dei fatti, e seguaci di Roberta Lombardi. Ma è stato nei municipi, avamposti territoriali in cui la realtà ha assalito prima che al vertice capitolino le velleità, che il malumore contro Raggi ha preso corpo.
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