Non c'è il candidato sindaco, ma ecco la prima lista civica (a destra)
Parla Raimondo Grassi, 56 anni, imprenditore e funzionalista, animatore di “Roma Sceglie Roma”
Roma. I loro manifesti hanno già invaso la città. Nel logo un Colosseo stilizzato e il nome del movimento: Roma sceglie Roma. Non molto originale, per la verità, ma a volte la semplicità funziona. Se funzionerà, questo movimento civico nato 4 anni fa, lo vedremo alle prossime Comunali, dove la lista ha l’ambizione di presentarsi in alleanza col centrodestra. Le due coalizioni, intanto, brancolano ancora nel buio. Da una parte ci sono Salvini e Meloni che ogni tot fanno uscire un nome (da ultimo Franco Frattini) salvo poi scoprire che i diretti interessati non sono appunto interessati. Dall’altra è iniziato un difficile percorso a ostacoli in cui il Pd nazionale e locale devono decidere se fare le primarie oppure no, ma intanto qualcuno, come Monica Cirinnà, scalda i motori. E poi a bloccare tutto ci sono le Regionali: solo il 21 settembre la macchina per il Campidoglio si metterà in moto. “Io intanto parto, mi faccio conoscere, parlo con le persone e con le categorie”, spiega Raimondo Grassi, 56 anni, architetto, designer, urbanista e imprenditore nel settore delle energie rinnovabili. E’ lui l’ideatore e promotore di questo movimento civico composto da cittadini e professionisti che si pone l’obbiettivo di risollevare la Capitale, molto malridotta “a causa di decenni di cattiva amministrazione ”.
Mica facile mettere in piedi una lista civica che abbia velleità di governo: su questo fronte si è già visto il vano movimentismo di Alfio Marchini, che di Roma è stato candidato sindaco. Se non ci è riuscito il “costruttore rosso”, il cui nome in città è molto noto, perché dovrebbe riuscirci lei? “Perché noi abbiamo un progetto ambizioso, ma anche semplice e chiaro, ideato da persone accomunate dal grande senso civico e dalla voglia di fare”, risponde Grassi. Ovvero? “Innanzitutto, sburocratizzare. E qui penso a uno “Sblocca Roma” che renda più veloci le opere grandi e piccole. Il modello, in tal senso, è il nuovo ponte di Genova”. Bene, poi? “Ci vuole una riforma della governance. Il modello basato sui municipi, nato negli anni Settanta, è obsoleto. I minisindaci non hanno soldi, né potere e interloquiscono poco col Campidoglio. Penso quindi a 4 macro aree, che siano molto più funzionali nel gestire i processi decisionali. Infine, rinnovare completamente la classe dirigente coinvolgendo professionisti e società civile: insomma, le migliori menti ed energie della città”.
Il terzo punto, ci permettiamo, è il più complicato. “I buoni amministratori non si trovano sotto i cavoli, ma le assicuro che nel mondo delle professioni ci sono persone validissime che farebbero molto meglio di chi ha avuto ruoli di governo, in Comune e nelle municipalizzate, negli ultimi anni. E non mi riferisco solo alla giunta Raggi…”, osserva Grassi.
Dica la verità: Salvini ha espresso il desiderio di avere un candidato civico e quel candidato vuole essere lei, che ha gravitato, in passato, nel centrodestra e nell’Udc. “Guardi, ne sarei anche felice, ma deve rivolgere la domanda al leader della Lega. E poi su Roma sarà decisiva Giorgia Meloni. Però le dico: la nostra ambizione è mettere in campo il nostro progetto e se nessuna coalizione politica ci darà assicurazioni in merito potremmo anche ritirarci o correre da soli. Le prossime elezioni rappresentano ‘the last call’: o Roma si risolleva e ritrova il suo posto nel mondo oppure…”.
L’idea è quella di “un patto civico” per un “governo di sanità pubblica” che rimetta in piedi la città. Perché “Roma deve scegliere cosa vuole essere nei prossimi 20 anni”. E se “il 42 per cento dei romani non va a votare e i turisti qui vengono una volta sola ma non ci tornano, qualche motivo ci sarà…”. Quindi? “Occorre una nuova fruizione del centro storico, con linee tranviarie e metro leggere di superficie, sul Lungotevere per esempio, lasciando perdere nuove metropolitane. Mentre la periferia va rivitalizzata, puntando su scelte urbanistiche innovative e sulla cultura. Poi di idee ne abbiamo tante: per esempio, un terzo aeroporto, a Guidonia, sfruttando quello ex militare. E rimettere in moto progetti fermi da 10 o 20 anni”. Con lui, tra gli altri, c’è il costituzionalista Beniamino Caravita, l’amministrativista Filippo Satta, il magistrato della Corte dei Conti Daniela Morgante. Pochi imprenditori, per ora, ma magari arriveranno. Chiudiamo sulla Raggi. “L’incapacità della sua giunta ha paralizzato la città. Il suo problema è che vede chi fa impresa come un nemico. Ma tutte le grandi capitali si basano sul mix pubblico/privato. E’ stata come una monade, ha isolato Roma dall’Italia e dal mondo. Non le basterà riasfaltare quattro strade o aprire qualche cantierino per essere rieletta…”.