I rifiuti e la città, la città e i rifiuti. I sacchi abbandonati, i topi e i gabbiani. Le discariche e le municipalizzate. E non se ne esce, dalla saga “Roma e la monnezza”, saga che, nel corso della sindacatura Raggi, ha visto aggiungere alle sue innumerevoli puntate altro materiale, ma mai un epilogo. A partire dalla giunta: siamo al terzo cambio di assessore, dopo i valzer degli addiii (con polemica) di Paola Muraro e di Pinuccia Montanari, e dopo un lungo interregno con spacchettamento, in cui, nel dopo Montanari, la delega per la spazzatura è andata al sindaco, e la delega per l’ambiente a Laura Fiorini. Infine, qualche giorno fa, è stata nominata assessore ai Rifiuti Katia Ziantoni, già titolare della medesima carica nel Municipio VI, già attivista di lunga data nel quadrante est della città nonché catalizzatore di critiche di varia provenienza: si va da quelle “tecniche” dell’ex Cinque Stelle e consigliere regionale Marco Cacciatore, presidente della Commissione Rifiuti alla Regione Lazio, sull’impostazione di Ziantoni in tema di smaltimento, a quelle del centrosinistra, che imputa a Raggi scarsa lungimiranza nel trasferire Ziantoni, dopo quasi due anni di vuoto, da un municipio in emergenza proprio sullo stesso problema, fino a quelle del centrodestra, per cui la nomina di Ziantoni rappresenta un “aggravio di costi” senza garanzie. Sia come sia, il nuovo assessore, da anni in prima linea per la chiusura del Tmb di Rocca Cencia, ha davanti a sé non poche questioni urgenti, dall’eventuale nuova discarica ai bilanci Ama rimasti in sospeso. E se guarda indietro non va meglio, ché le vicende dei precedenti assessori ai Rifiuti parlano da sé (e parlano degli intoppi di cui è lastricata la strada, vista anche l’impostazione eco-populista del sindaco). Il primo assessore, Paola Muraro, nominata dopo la vittoria di Raggi in Campidoglio, nel 2016, si è dimessa prima di poter mettere mano all’agenda delle cose da fare, per un avviso di garanzia per “irregolarità ambientali” che non ha poi avuto seguito, e da quel momento ha più volte tacciato d’incompetenza il M5s romano. Sopratutto, Muraro non condivideva l’impostazione eco-populista di cui sopra (della serie: meglio un impianto di smaltimento dei sacchi in giro per la città). L’assessore successivo, Pinuccia Montanari, si è dimessa invece nel 2019 dopo la bocciatura in giunta del bilancio Ama (e qualche mese fa, in un e-book che ha definito “di consigli” per cittadinanza e governanti, ha esposto le sue “strategie per un piano del verde”). Alla saga si aggiunge il particolare che non ti aspetti: a un certo punto, dopo le dimissioni di Montanari, sembrava che dovesse tornare addirittura Muraro. Non è accaduto, e il sindaco ha preso l’interim. E ora la domanda che corre sottotraccia è: ma perché non l’ha tenuto?
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