Roma. Tari in aumento e cassonetti che tornano sulle strade al posto dei bidoncini della tanto agognata raccolta differenziata porta a porta. La gestione dei rifiuti urbani continua a essere il principale problema a cui Virginia Raggi non ha trovato una risposta. E non solo per i continui cambi ai vertici di Ama e all’assessorato lasciato per quasi due anni senza guida (è stata recentemente nominata nuovo assessore Katia Ziantoni, grillina che già copriva lo stesso ruolo nel VI municipio, quello di Tor Bella Monaca). La stessa schizofrenia per dolorosa e inevitabile conseguenza riguarda anche le scelte, le decisioni e i progetti dei vertici aziendali e dell’amministrazione capitolina. “Non aumenteremo mai la tariffa”, avevano promesso per mesi Virginia Raggi e l’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti. E invece, il costo della gestione, che per legge deve essere coperto dalla Tari, quest’anno è aumentato di poco più del 4 per cento. Colpa del nuovo metodo di calcolo previsto da Arera (l’autorità indipendente del settore), spiegava ieri Lemmetti. Fatto sta che nonostante le detrazioni previste dall’autorità per quest’anno la tariffa, da dividere tra cittadini e negozi, sale a 791 milioni. Anche se, bisogna dirlo, ci sono 35 milioni per sgravi alle aziende rimaste chiuse con il lockdown e per le famiglie in maggiore difficoltà (con sconti fino al 20 per cento della quota variabile della tariffa). E’ bene ricordare poi che per approvare la delibera si è atteso davvero l’ultimo momento, il limite legale era fissato a ieri.
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