In casa dem fioccano le autocandidature per il Campidoglio, ma manca l'uomo (o donna) forte. Sarebbe il presidente del Parlamento europeo, che però al momento rifiuta
Roma. Prima i ballottaggi delle comunali, poi il caso Roma. Nicola Zingaretti si è preso ancora qualche giorno, ma dalla settimana prossima inizierà “a mettere la testa” sul Campidoglio. Pratica non banale e, al momento, tutta in salita. Fioccano le autocandidature, in casa dem, ma manca l’uomo (o la donna) forte. Il sogno del Nazareno rimane David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, che però non ne vuole sapere. Anzi, proprio martedì scorso sul Fatto a domanda ha risposto: “Il candidato ideale sarà quello che si presenterà: io non sarò candidato e presidierò un’istituzione europea. Ringrazio ma il mio dovere è stare a Bruxelles fino all’ultimo giorno”. Parole importanti e definitive, che non impediranno a Nicola Zingaretti e a Dario Franceschini di chiamare Sassoli per ufficializzargli la proposta: sì o no? L’ultimo assalto, ufficiale. Da mettere comunque agli atti. Se Sassoli si dimostrerà inamovibile, il Pd dovrà cambiare strategia. Che al momento però non c’è.
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