Quando quattro anni fa l’allora assessore all’Ambiente capitolino, Pinuccia Montanari, in preda a una foga appassionata spiegava come in pochi anni Roma si sarebbe trasformata in una distesa di bidoncini, in un regno di piccoli e tecnologici mastelli capaci di fare della città il più grande sistema di raccolta porta a porta d’Italia, forse d’Europa, i grillini capitolini gongolavano e annuivano con occhi sognanti, convinti davvero che nel 2021 questa magia logistica avrebbe portato allo straordinario risultato di una differenziata al 70 per cento. Le opposizioni, invece, ridacchiavano sotto i baffi, bollavano l’operazione come un’utopia, un progetto velleitario. Anche i più cinici tra loro però non si sarebbero aspettati che quattro anni dopo ci si sarebbe trovati davanti a uno scenario tanto paradossale. Ama ha annunciato che a Colli Aniene, periferia Est della città, si torna ai cassonetti: il porta a porta non garantisce la salute dei netturbini della municipalizzata. E pensare che in quel quartiere la raccolta porta a porta ce l’ha portata addirittura Veltroni. Era il lontano 2007. Un passo indietro quindi, ancora più inaccettabile. E infatti poco dopo la notizia, sul posto si è subito recata Katia Ziantoni, 36 anni e cuore puro, militante anti impianti, pasionaria nemica delle discariche, chiamata dal municipio di Tor Bella Monaca in Campidoglio da Virginia Raggi per prendere il posto lasciato scoperto due anni fa proprio da Pinuccia Montanari.
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