Roma ha conosciuto il peggiore di quello che Ernesto Rossi definiva “capitalismo inquinato”, in difesa di rendite e privilegi. La candidatura di Carlo Calenda – che si è definito da tempo un “socialdemocratico liberale” – può offrire a tutti noi un’occasione
Al direttore – Partiamo dalla fine. Rispetto alle sfide tecnologiche e di modernizzazione urbana affrontate negli ultimi decenni dalle grandi metropoli, Roma è rimasta sostanzialmente immobile se non addirittura tornata indietro. La mancanza di scelte strategiche sui nodi che determinano la qualità della vita in una metropoli, l’assenza di una pianificazione di medio-lungo periodo capace di protrarsi nei suoi elementi essenziali di giunta in giunta hanno relegato la Capitale agli ultimi posti di tutti gli indicatori di qualità della vita. Roma ha conosciuto il peggiore di quello che Ernesto Rossi definiva “capitalismo inquinato”, in difesa di rendite e privilegi. Infatti, dalla chiusura del ciclo dei rifiuti alla qualità del lavoro, ai piani infrastrutturali di mobilità, siamo al cospetto di una città socialmente sbriciolata.
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