La benedizione Urbi et Orbi da parte di Papa Francesco il giorno di Natale (foto AP) 

Spina di Borgo

L'anno del Papa

Nel 2021 arriverà la grande riforma  che lascerà vincitori, vinti e tanta destabilizzazione

    Si concluderà con il Te Deum di questo pomeriggio l’anno di Papa Francesco. Anno di pandemia e di sporadiche celebrazioni con pochi fedeli. Le immagini le abbiamo viste tutti: le navate della basilica vaticana vuote mentre il Pontefice celebrava la messa di Pasqua. Ancora più suggestiva, la preghiera di fine marzo in una piazza San Pietro deserta, la pioggia fitta che cadeva sul crocifisso di san Marcello, il cielo di un impressionante blu elettrico. Tutto è stato rallentato, anche se nel campo delle riforme proprio in quest’ultimo scorcio dell’anno si è registrata una vitalità insperata (come dimostra il motu proprio che ha tolto alla Segreteria di stato il controllo delle finanze per affidarlo interamente all’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica, l’Apsa, e alla Segreteria per l’Economia).

     

    Che anno sarà il 2021? Diverso da quello che va concludendosi. Lo fa capire la decisione improvvisa di recarsi all’inizio di marzo in Iraq, nonostante settori curiali vicini al Papa avessero manifestato in più di un’occasione dubbi legati alla sicurezza e alla crisi pandemica. Francesco vuole tornare a farsi pellegrino nelle periferie del mondo. E’ probabile che la tappa in Iraq e nel Kurdistan iracheno sarà solo l’antipasto di quel che riserveranno i mesi successivi.

     

    Sul fronte interno, sarà l’anno della grande riforma della curia. Più volte annunciata, ci siamo: Bergoglio l’ha fatto intendere nel suo discorso augurale del 21 dicembre, chiarendo però che non dovrà essere recepita e interpretata come un mero riassetto di funzioni e dicasteri. Nella sostanza, però, questo sarà. E ogni riforma lascia vincitori e vinti, creando destabilizzazione. Non sarà diverso stavolta, la Barca continuerà a navigare in acque agitate. (mat.mat)