ROMA CAPOCCIA
Capodanno in pantofole
L’Epifania si porta via le feste più (a)social della storia romana. Tra poesie al telefono e piogge di storni
In questo caos “Covid-romano” che avvolge e sconvolge le esistenze, il nuovo anno inizia sotto una pioggia continua e snervante. Dato che non siamo in “Magnolia” di Paul Thomas Anderson e non c’è Tom Cruise (è ripartito da un po’), qui non piovono rane, ma centinaia di storni grazie ai botti – vietati sì – ma sparati come non mai, tanto che all’Eur, all’Aventino e ai Parioli sembrava di essere alla sagra del “Fregnaccio” (una sorta di raviolo legato a un filo d’erba) di Anguillara Sabazia. Niente fuochi d’artificio a “Mondorondo”, il posto fantastico immaginato dall’artista maremmano Aleandro Roncarà, autore di quadri e sculture molto amate da Alessia Marcuzzi che ha passato il primo dell’anno col marito Paolo facendosi poi riprendere in un video in cui imita e balla come Hugh Grant (nei panni del Primo Ministro inglese) in Love Actually. La Gran Bretagna è uscita dall’Europa, noi manco sul pianerottolo e spesso parliamo da soli. Stare a telefono aiuta, soprattutto se ci sono eventi come quello creato da Giulia Anania dell’Associazione Muovileidee e dall’VIII Municipio. Geniale davvero il suo “Call Center di Poesia”, la “festa” più originale di questo strano Capodanno passato in giacca e rigorosamente in pantofole. Attaccati alla cornetta, abbiamo ascoltato Massimiliano Vado e Michela Andreozzi (che ha appena finito di girare il suo nuovo film “Genitori vs Influencer”), Francesco Montanari e i fratelli D’Innocenzo, Vinicio Marchioni e Milena Mancini, interpreti d’eccezione di alcuni versi della Merlini, Bukowski e Pavese. Poesia allo stato puro anche al Teatro Argentina con Filippo Timi, tra i protagonisti di “Metamorfosi Cabaret”, un viaggio ideato da Giorgio Barberio Corsetti che attraversa e racconta Roma, una città con un clima che comunque distende, una di quelle in cui “tutto può accadere e nulla è sotto controllo”. Cin cin e ancora auguri.