L’assessore alla Sanità della Regione Lazio vorrebbe fare come il primo ministro ungherese, il riferimento dei populisti europei, Viktor Orbán. I dati sulla sperimentazione del vaccino russo Sputnik V, pubblicato su The Lancet, ripeteva ieri: “Sono molto buoni. Se esiste questa possibilità, perché non ci muoviamo? Aifa deve fare un atto di coraggio, valutarlo e approvarlo”. In Ungheria, in effetti, è accaduto proprio questo, superando i paletti dell’Ema, l’agenzia nazionale ha autorizzato l’utilizzo del siero russo per i vaccini. Lo ha fatto con una procedura d’urgenza, come ribadito ieri anche dalla commisaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, assolutamente legittima. D’Amato, è noto, da settimane sostiene questa tesi: geopolitica e lotta al virus devono mischiarsi il meno possibile. Le dichiarazioni di ieri del primario del Sacco di Milano Massimo Galli, d’altronde, lasciano pensare che gli equilibri internazionali abbiano pesato eccome: “Su Sputnik – ha spiegato l’infettivologo – ci sono dati al di là delle mie aspettative. Qualcuno di molto autorevole nel paese lo aveva pubblicizzato in maniera tale che in Occidente si erano create reazioni di rigetto e d’incredulità, ma questi dati mostrano un risultato decisamente molto buono. Sono rimasto francamente colpito”.
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