Comizio di Matteo Salvini a Siracusa (foto Stefano Cavicchi/LaPresse) 

Spina di Borgo

Uniti contro Salvini

Matteo Matzuzzi

Una cosa sola accomunava il Papa e Conte: l’idiosincrasia per il leader leghista

Che in Vaticano non vedano l’ora di collaborare con Mario Draghi è vero ed è anche banale dirlo: il physique du rôle dell’ex presidente della Banca centrale europea parla chiaro (e non solo perché, come è stato detto, va a messa alle 7.30 antimeridiane, indubbio titolo di merito). Tuttavia, sarebbe errato dire oggi che con Giuseppe Conte non c’era feeling. C’era eccome, soprattutto su un punto: l’idiosincrasia comune per Matteo Salvini, che il Papa non voleva vedere neanche in cartolina. Conte era insomma il “meno peggio”, l’argine contro la presa dei pieni poteri da parte dei barbari sovranisti-nazionalisti (l’antieuropeismo non rileva molto, visto che su com’è fatta quest’Europa in Vaticano sono più numerose le perplessità che gli accorati slanci amorosi). Ma il Papa, che ha una memoria più lunga di tanti dirigenti di partito e di tanti editorialisti dal lessico forbito, non dimentica che quando Salvini impediva alle navi cariche di migranti di entrare nei porti italiani il governo di cui era ministro era presieduto proprio da Giuseppe Conte, benvoluto invece dal segretario di stato Pietro Parolin. Draghi, almeno, avrà il merito di sciogliere le riserve vaticane e mettere tutti d’accordo sulla necessità di dare credito al nascente governo italiano.

 

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.