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Roma Capoccia

 Un a tu per tu con le vaccinazioni di massa

Gianluca De Rosa

Un viaggio a Roma, nella Nuvola, per capire i segreti, i problemi e i progetti della fase più importante della pandemia 

Forse sarà il sole, l’aria primaverile, o il mare che da qui non è troppo lontano. O forse ad ingannare sono i numeri e le lettere scritti grandi e colorati sul pavimento per segnalare con spensierata chiarezza le postazioni. Certo a guardare la fila composta da insegnati e operatori scolastici davanti alla Nuvola dell’Eur non si coglie neanche un po’ la tragedia, il dramma della pandemia che da un anno ha sconvolto la vita di tutti e trasformato un grande centro fieristico nel più grande hub vaccinale d’Europa. E mentre il sole batte sula parete vetrata che separa la Nuvola dalla strada e che per l’occasione è stata addobbata con giganteschi caratteri bianchi “CENTRO VACCINAZIONE ANTI-COVID 19 LA NUVOLA”, il governatore Nicola Zingaretti sostiene una tesi che spiega almeno un po’ l’atmosfera quasi gioiosa. Siamo qui perché c’è stato un evento terribile e traumatico, ma siamo qui perché stiamo lavorando per superarlo. “Questa ha le mie spalle – dice – è l’unica via corretta per tornare a vivere, come per far ripartire l’economia: vaccinare e curare. Le scorciatoie non esistono”.

 

La regione Lazio ha scelto diversi luoghi simbolici (e abbastanza grandi da garantire parecchie inoculazioni al giorno) da aggiungere ai normali 90 punti vaccinali presenti negli ospedali. La filosofia la spiega direttamente Zingaretti: “Non vediamo l’ora di tornare all’Auditorium per ascoltare la musica, ma intanto da alcuni giorni i romani stanno andando lì per ricevere il vaccino. L’8 marzo a Termini apriremo anche il primo hub d’Italia in una stazione ferroviaria, poi sarà la volta di diversi importanti centri commerciali: anche lì si tornerà presto a fare acquisti, nel frattempo ci rimpossessiamo di quegli spazi per curarci”.

 

A fare i vaccini all’interno della Nuvola ci sono 140 tra medici e infermieri messi della Asl Roma 2, mentre la struttura è stata messa a disposizione da Eur Spa. Ci accompagna l’amministratore delegato Antonio Rosati. L’organizzazione è impeccabile, un meccanismo oliato alla perfezione per trasformare un open space di 3.700 metri quadrati in una efficiente “catena di montaggio” della vaccinazione. Dietro ai banconi all’ingresso, protetti da alti schermi di plexiglas, una decina di ragazzi si occupano dell’accettazione. Una volta entrati ci si siede e si attende nella prima sala d’attesa. Poi, si avanza come a battaglia navale. “Bip”, un suono acuto e metallico segna il procedere della fila. Sugli schermi appesi proprio ai due lati della porta che buca i pannelli bianchi che separano dall’area successiva i numeri incolonnati cambiano facendo lo stesso rumore dei tabelloni delle “Partenze” e degli “Arrivi” nelle stazioni e forniscono l’indicazione: “la prenotazione V515 può spostarsi nella sala successiva, al tavolo triage E04”. Qui i pazienti trovano ad aspettarli i medici che valutano eventuali impedimenti alla vaccinazione e fanno firmare il consenso informato. Ci si sposta poi in una seconda sala d’attesa, prima di poter accedere – al “Bip successivo – alla sala vaccini. “Tutto – ci spiega Rosati – è stato allestito per 3.500 persone al giorno, anche se per adesso vista la carenza di dosi non se ne possono fare più di mille”. Nella area più grande dell’open space, la sala vaccini, professoresse, maestri e bidelli, attendono seduti sulle poltroncine con un filo di celata preoccupazione, mentre due infermiere girano con un carrello dotato di tutto l’occorrente per le inoculazioni: aghi, siringe e fiale. Quest’ultime vengono preparate poco più in là in una saletta separata e indicata con scritta minimalista in rosso “PREPARAZIONE VACCINI”. Stanno qui i famosi frigoriferi che garantiscono di tenere i vaccini a temperature bassissime. Più in là una scritta simile “PRIMO SOCCORSO” è separata da due tende nere. Sembra di stare a teatro, ma qui, in realtà, siamo nel punto più angosciante di tutti gli oltre 3mila metri quadri. Spiega Rosati: “Lì dietro ci sono un anestesista, un defibrillatore e un buon numero di dosi di adrenalina, mentre sopra sono sempre pronte due ambulanze”. Purtroppo, ogni 10 mila vaccinati c’è un caso di reazione avversa ma anche questi rarissimi effetti collaterali possono essere gestiti se si è pronti a farlo. Una volta ricevuta la propria dose ci sposta nell’ultima area dove bisogna attendere almeno un quarto d’ora prima di potersi recare – sembra avvisati dal solito “Bip” – a ritirare il certificato che attesta l’avvenuta vaccinazione e andare via. “Da domani (oggi per chi legge ndr) ci sarà anche la musica”, ci dice entusiasta l’ad di Eur Spa. L’ha scelta per l’occasione, il pianista ed ex direttore artistico del teatro Massimo di Palermo, Oscar Pizzo. “E' musica scritta, ma è proprio come fosse un loop”, ci risponde. Fuori tre signore bionde, tutte sulla cinquantina, attendono chiacchierando. Sono Mariolina Valo, Rita Proietti e Cinzia Possenti, rispettivamente maestra all’istituto Dalla Chiesa, operatrice scolastiche e professoressa d’inglese al liceo classico Luciano Manara. “Siamo contente di questa possibilità va sfruttata per noi, ma anche per tutelare i ragazzi e le loro famiglie. Prenotare è stato facilissimo, nessun intoppo”. Preoccupate? “Un po’”, ammettono. “Qualche collega lo ha già fatto, ma oggi. Insomma non c’era tempo per vedere gli effetti collaterali”, scherzano.

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