roma capoccia - spina di borgo
E il Papa, che fa?
I tedeschi all’assalto di Roma, tra provocazioni e atti concreti. Un bel problema per Francesco
Il problema è capire ora se la deriva tedesca, annunciata da tempo ma più rapida del previsto, potrà essere fermata. E se sì, da chi. L’elezione della teologa Beate Gilles a segretario generale (o segretaria generale?) pone diversi problemi e – ma questo risulta ovvio anche agli occhi dei meno maliziosi e meno complottisti – che si tratta di una chiara provocazione diretta a Roma. Come a dire: voi ci minacciate, mandate lettere, moniti e ultimatum? E noi non solo andiamo avanti secondo i nostri programmi, ma arriviamo anche al limite della rottura.
Una brutta gatta da pelare. Il Papa è preoccupato – l’ha detto in autunno il vescovo emerito di Fulda e lo fanno capire diversi cardinali di curia a lui vicini – ma per il momento si astiene dall’intervenire in modo diretto dopo la Lettera del giugno 2019. Il rischio è che una sua parola passi come l’acqua in un torrente, senza sortire alcun effetto. E allora sarebbero guai seri. Soprattutto perché non può fare leva neppure su una parte dell’episcopato resistente alle innovazioni più spinte e radicali, visto che i vescovi sono una specie di monolite concorde nel ribaltare tutto (o quasi). Non si vorrebbe essere nei panni di Francesco, che da Santa Marta intravede già i primi bagliori dello scisma.