Le foto provocano uno strano effetto-pandemia ante Covid. “Non volevo persone, andavo a scattare la domenica e nei giorni di festa. I negozi chiusi e l’assenza di esseri umani hanno involontariamente creato un’atmosfera da lockdown"
Ci può essere bellezza nel brutto? Dopo aver passato in rassegna le fotografie della mostra Roma di Massimo Siragusa (al Museo di Roma in Trastevere, piazza Sant’Egidio 1/b, fino al 14 marzo) la risposta è: sì, a patto che nel brutto ci sia un segno vita. Il fotografo catanese, nella capitale da una trentina d’anni, nell’aprile del 2017 ha dato il via al progetto di raccontare la periferia romana, quell’immensa moltitudine che si è estesa sempre più, non solo negli anni cruciali della speculazione edilizia, ma fino ai giorni nostri. Basti pensare che il centro storico misura circa 15 km quadrati, mentre la periferia si estende per 1250. E’ qui dove la maggior parte dei romani vive. Luoghi che molti non hanno mai visto e che pure i residenti spesso non conoscono. Eppure stanno lì, sotto gli occhi di tutti.
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