Discarica e manette. Raggi ci condanna alla monnezza a vita
Martedì gli arresti per Monte Carnevale e la sindaca ora cancella il progetto. Ma la spazzatura resta
Persino l’amore s’intreccia con la monnezza. La storia è allo stesso tempo grave, delicata e ridicola. A raccontarla – è bene premetterlo – è stata la Procura di Roma. I dettagli sono piuttosto complicati, ma il succo della trama ha davvero dell’incredibile: il massimo vertice amministrativa dei Rifiuti nel Lazio, la dirigente Flaminia Tosini è l’amante di uno dei principali imprenditori del settore in regione, Valter Lozza, proprietario attraverso diverse società della discarica di Roccasecca (tra le più grandi d’Italia), di quella di Civitavecchia e del terreno di Monte Carnevale, quello dove, almeno in teoria, dovrebbe sorgere la futura discarica della Capitale. “La dirigente – scrive il Gip che ha disposto l’arresto per i due amanti – anziché occuparsi dell’interesse pubblico destinava il proprio ufficio agli interessi privati di Valter Lozza uomo con il quale intratteneva una relazione extraconiugale condividendone però anche gli affari”.
Corruzione, concussione, falso e turbativa d’asta le accuse supportate da intercettazione che alternano malaffare e tenerezza: “Sto veramente su di giri, quindi approfittane, ma approfittane sul serio, come ti posso aiutà? Dimmi ti prego, ho bisogno di aiutarti; non ti posso vede’, non ti posso fa’ niente, fammi fa qualche cosa di concreto! Mettimi a gesti’, a di’ mi servono dieci cestini, ti faccio dieci cestini di vimini sul serio”, diceva Tosini a Lozza. Ma se sulle responsabilità penali saranno i giudici a decidere, su una cosa almeno sembra non esserci alcun dubbio: la relazione extraconiugale tra i due avrebbe dovuto almeno imporre alla dirigente della Regione di non occuparsi dei procedimenti amministrativi che riguardavano il suo amante. Come scrive il Gip di Roma nell’ordinanza che ha disposto l’arresto: “La Tosini avrebbe potuto comunque coltivare la relazione affettiva, senza necessariamente incorrere in reati, limitandosi a rispettare il dovere d’astensione”. Almeno cinque sono quelli attenzionati dai giudici (tra allargamenti di discariche e appalti assegnati alle ditte di Lozza senza gara). Uno è di particolare interesse, quello che riguarda la futura discarica della Capitale a Monte Carnevale, area indicata dalla sindaca di Roma Virginia Raggi con una delibera del 31 dicembre del 2019 (che aveva lacerato la maggioranza e il M5s romano). “Alla luce di quanto emerso dalle indagini – scrive il Gip – non è da escludere che quella delibera sia seguita alle suggestive indicazioni della Tosini, forte della professionalità acquisita nel settore”. Appena uscita la notizia degli arresti la nuova assessora ai Rifiuti di Roma Capitale Katia Ziantoni ha scritto una nota per chiedere il ritiro in autotutela della delibera. Gli uffici capitolini stanno predisponendo la delibera che arriverà sul tavolo della giunta alla prima riunione utile. Virginia Raggi intanto è partita all’attacco via Facebook: “Ho già disposto che non si realizzi più la discarica di Monte Carnevale. Ho fatto la mia parte. Allo stesso tempo ho chiesto a Zingaretti e alla Regione Lazio di ritirare il Piano regionale dei Rifiuti, al quale evidentemente ha lavorato anche la dirigente arrestata ieri proprio con l’accusa di aver messo in piedi ‘un meccanismo criminoso’ piegato ‘a interessi privati’ nella gestione dei rifiuti”.
Il post lo ha ripreso anche Beppe Grillo: “Massimo sostegno alla nostra guerriera”. L’obiettivo della sindaca è far cancellare dal piano rifiuti regionale l’obbligo per la Capitale di dotarsi di una propria discarica. Quel che lascia sbigottiti è che l’indicazione del comune avvenne su pressione della Regione per risolvere le emergenze cicliche. I grillini – lo ha detto il capogruppo in Campidoglio Giuliano Pacetti ai Pm – indicarono l’area di Monte Carnevale perché convinti fosse l’unica con un invaso abbastanza grande da risolvere per qualche anno il problema (1,6 milioni di metri cubi circa). Invece Lozza su suggerimento della Tosini chiese l’autorizzazione per soli 75mila metri cubi, poco più di una buca. Secondo i pm, un’escamotage pensata dalla dirigente regionale per evitare una nuova autorizzazione per la discarica, ma che di certo non avrebbe risolto l’emergenza rifiuti.