Roma Capoccia
Monnezza? Risolto: si manda tutto fuori perché qui non funziona più nulla
I rifiuti capitolini finiranno in Toscana, in Abruzzo e all'estero. Intanto, di fronte alla saturazione delle discariche laziali e all'emergenza rifiuti, comune e regione giocano allo scaricabarile
Roma. Al peggio non c’è mai fine. Spesso i modi di dire trovano nella realtà valide conferme. A poche cose quello sopracitato deve tanto quanto alla situazione dei rifiuti nella Capitale. Una crisi ciclica che sembra non riuscire mai a toccare il fondo.
Martedì notte il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha firmato un’ordinanza che ha il segno della resa: nei prossimi sette mesi una parte significativa dei rifiuti prodotti a Roma, 13.700 tonnellate, sarà spedita in Toscana. A queste si aggiungono le 70mila tonnellate di rifiuti che, grazie a un precedente accordo, nel corso del 2021 saranno inviati dalla Capitale in Abruzzo. Non solo. Entro il 15 maggio, con il supporto d’Invitalia, Ama dovrà trovare anche all’estero ulteriori sbocchi per la sua monnezza. In pratica, larga parte della gestione del ciclo dei rifiuti capitolino sarà completamente delocalizzata. Lo scenario da scongiurare è sempre lo stesso: l’emergenza.
Come scrive nelle premesse del provvedimento la Regione “la maggiore criticità al momento è la scarsa disponibilità di discariche per lo smaltimento degli scarti derivanti dal trattamento del rifiuto indifferenziato”. Un problema gigantesco dato che il trattamento dei rifiuti è un sistema a vasi comunicanti: se non ci sono le discariche non si sa dove mandare gli scarti della lavorazione dei rifiuti indifferenziati. E dunque non si possono più trattare neanche quest’ultimi. Per questo, nell’ordinanza, la Regione ribadisce la necessità urgente che la capitale si doti “di una o più discariche”.
L’emergenza è cominciata in realtà già un mese fa quando la Mad Srl ha comunicato di aver finito lo spazio per il conferimento dei rifiuti nella sua discarica a Roccasecca, in provincia di Frosinone, la più grande rimasta in Regione. La comunicazione è arrivata a pochi giorni dall’arresto di Valter Lozza, titolare dell’azienda accusato insieme alla responsabile della direzione Rifiuti della Regione Lazio, Flaminia Tosini, di corruzione, concussione e turbativa d’asta. La Regione ha provato a tamponare la situazione con una prima ordinanza temporanea (scadeva ieri) in attesa che, la Mad Srl realizzasse un quinto invaso a Roccasecca. Settimana scorsa però è arrivata la notizia: l’azienda ha rinunciato alla realizzazione del nuovo pezzo di discarica. E così l’emergenza, da temporanea, si è fatta strutturale.
La Regione è corsa ai ripari. “Con questa nuova ordinanza – ha detto l’assessore ai Rifiuti Massimiliano Valeriani – mettiamo in sicurezza la Capitale garantendo gli sbocchi ed evitando ricadute negative per il decoro e l’igiene della città”. I costi economici li pagheranno i romani (già tra i più tartassati d’Italia per la gestione dell’immondizia). Quelli ambientali tutti quanti. Le 13.700 tonnelate di rifiuti che saranno inviati in Toscana saranno distribuiti tra impianti sparsi tra le province di Massa Carrara, Livorno e Pisa. Ma il provvedimento regionale prevede anche altro. Ai due Tmb di E. Giovi a Malagrotta, che ogni giorno trattano oltre 1.200 tonnelate di rifiuti capitolini, sarà permesso di inviare gli scarti, che prima finivano a Roccasecca, in una discarica a Forlì.
Sullo sfondo, intanto si muove un’altra preoccupante vicenda. Quella del Tmb di Rocca Cencia, l’unico impianto di Ama ancora in funzione. A breve scadrà l’autorizzazione ambientale per il suo utilizzo, la municipalizzata vorrebbe ristrutturare l’impianto e chiedere il rinnovo dell’autorizzazione. Il Campidoglio però durante una prima riunione con la Regione a fine marzo aveva comunicato di ritenere “inammissibile ogni ulteriore proroga all’autorizzazione esistente” e di non essere a conoscenza del progetto di Ama, salvo poi inviare in Regione una comunicazione confusa, quasi misteriosa: “Sul revamping del Tmb di Rocca Cencia si rappresenta che Roma Capitale potrà esprimersi esclusivamente in conferenza dei servizi all’esito della quale solo l’ente preposto, ovvero la Regione Lazio, ha la competenza di rilasciare parere favorevole o contrario”.
Un magnifico riassunto dell’infinito rimpallo di responsabilità tra i due enti quando si parla di rifiuti. “Il Tmb resterà aperto, ma per colpa della Regione e contro il volere del Campidoglio”, sembra dire tra le righe la comunicazione del comune grillino.
Il 27 aprile comunque la conferenza dei servizi per il rinnovo si aprirà. Intanto, la Regione per cercare di superare le ambiguità capitoline ha inserito nell’ordinanza anche questa vicenda chiedendo espressamente ad Ama di “dare attuazione, a conclusione dell’iter autorizzativo, al progetto di revamping del Tmb di Roccia Cencia”. Come andrà a finire? Al peggio, lo abbiamo detto, non c’è mai fine.