spina di borgo
Parte il Sinodo "dal basso", con lo smarrimento di qualche vescovo
Il cammino sinodale prende il via, voluto da Papa Francesco e indetto dal cardinale Bassetti. Ma la Conferenza episcopale non è compatta sulla strada da seguire e i vescovi di vecchia nomina sono dubbiosi
Il problema del Sinodo per l’Italia, voluto dal Papa e indetto dal cardinale presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, è che sono i vescovi a crederci poco. Almeno una buona parte di loro, quelli non di fresca nomina, che magari sono di estrazione Ruini-Bagnasco e che per esperienza sanno che un Sinodo “dal basso” è cosa facile a dirsi, bella per gli editoriali dei giornali e per i discorsi ufficiali, ma complicatissima da mettere poi in pratica. Francesco è stato chiaro: la “luce” che illumina è quanto detto – e presto dimenticato – a Firenze nel 2015. Ma la spinta propulsiva, il motore che tutto muove, deve venire dal basso: comunità, parrocchie, laici, popolo di Dio “infallibile in credendo”.
Le telecamere che indugiavano sui presuli riuniti all’Ergife, lunedì, hanno colto qualche sguardo di smarrimento (terrore?) sul volto di un paio di vescovi: cosa accadrà? Nessuno lo sa, solo che bisogna darsi da fare perché questa è la volontà del Papa. Certamente una mano la potrà dare uno dei nuovi vicepresidenti eletti della Cei, l’arcivescovo di Modena e vescovo di Carpi Erio Castellucci, considerato uno degli enfant prodige del nuovo corso. Attento, moderato, inclusivo, assai dialogante anche con quei settori che avevano visto con preoccupazione la sua nomina a Modena. Particolare rilevante: è favorevole al cammino sinodale.