l'intervista
Agenda Michetti. Pillole dal programma del candidato sindaco di Roma
"Il decoro è la chiave", ci dice il professore di Diritto degli Enti Locali scelto dal centrodestra per la corsa al Campidoglio. E poi: sicurezza e trasporti e grandeur, in linea "con la Roma dei Papi e dei Cesari". Dal Tevere in giù
Ancora non si vede, ma c’è. Il programma di Enrico Michetti si nasconde dietro alle piccole tessere di storia romana dispensate al microfono: a “Radio Radio”, ieri mattina, il candidato sindaco di centrodestra parlava infatti del biondo Tevere come dell’ultima meraviglia trascurata (e pensare che negli anni Cinquanta, ha detto, i bambini imparavano a nuotare nelle sue acque, per non dire di quando i bastimenti carichi di spezie percorrevano a ritroso il suo corso). E ora il professore di Diritto degli Enti Locali vorrebbe vedere valorizzato il fiume come “nelle grandi capitali europee”. È insomma “in fase di definizione”, il programma di Michetti (che andrà poi armonizzato con quello della coalizione). E tutti cercano indizi dietro agli excursus sulla Roma dei Cesari e sulle epoche in cui (vedi ai tempi di Napoleone, ha detto il candidato a “Radio Radio”), alla sua eredità ci si ispirava.
Intanto, dice Michetti al Foglio, ci sono alcuni obiettivi e idee concrete: “La sicurezza, a partire dalle stazioni ferroviarie che sono la porta di ingresso in città; il decoro, con la pulizia delle strade e la cura accurata del verde; il rafforzamento del sistema dei trasporti, puntando sulle metropolitane e sulle altre opere infrastrutturali. Restituire a Roma decoro, sicurezza, efficienza e pulizia sono le priorità”. Michetti ritiene “inammissibile dare un’immagine negativa di Roma nel mondo: il decoro è la prima cosa anche in chiave turistica”, per riportare la città “a essere protagonista a livello internazionale, anche organizzando grandi eventi come le Olimpiadi, un’opportunità che non doveva essere sprecata. Lo meritano i romani e lo merita la Città Eterna”.
Ed ecco che la grandeur, bastonata negli ultimi anni, diventa ipertrofica nelle parole del candidato che a ogni uscita pubblica assicura: “Non voglio perdere tempo a delegittimare l’avversario. Avrà fatto quel che poteva fare, io credo sempre nella buonafede delle persone”. Tanto più che lui, il professore radiofonico, ora in ticket con il magistrato Simonetta Matone, pensa già al “sogno per Roma” che vorrebbe presentare da “tribuno del popolo”, con tanto di Silvio Berlusconi in piazza, evocando avveniristici depuratori e “sponde animate” (il Tevere è il suo cruccio e il suo pallino), per rimettere la città in linea di continuità “con la Roma dei Papi e dei Cesari”, e con buona pace degli attuali cumuli di monnezza.