(Foto LaPresse)

Roma Capoccia - Spina di Borgo

La curia non cambia

Matteo Matzuzzi

Niente riforma neanche quest’estate, forse se ne riparlerà a dicembre. Peccato

No, non è ancora giunto il momento del parto. La riforma della curia romana, opera sempre più simile alla mitica tela di Penelope, non vedrà la luce prima della fine dell’anno. Ci lavorano da otto anni, ma tra discussioni, bozze scritte e riviste, osservazioni, consigli, suggerimenti, modifiche, appunti e corollari, il prodotto non c’è ancora. L’ha ammesso il coordinatore del C7 (l’ex C9), il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, ormai prossimo ai 79 anni d’età e già da quattro oltre i canonici limiti che prevedono il pensionamento. Ma perché è così difficile fare questa riforma? Semplice, perché non è un mero restyling di dicasteri.

 

Sono previsti accorpamenti e aggiustamenti – alcuni dei quali peraltro già fatti – ma è l’idea stessa della Chiesa che verrà, più ospedale da campo che palazzo apostolico. Si sa che al primo posto figurerà la congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, con il declassamento conseguente della Dottrina della fede. Il rischio più concreto, però, è che una volta consegnato al mondo, la riorganizzazione sia già vecchia, superata dal mondo che intanto va avanti, e con esso la Chiesa. Si vedrà, correzioni di bozze permettendo. 

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.