roma capoccia - spina di borgo
Anche il Papa ha diritto alla sua privacy
Francesco ha chiesto riserbo sulla sua salute. Il giusto diritto alla riservatezza vale anche per lui
É encomiabile che in questo mondo frenetico, mediatico e iperconnesso, il Papa abbia dato mandato di mantenere il riserbo più stretto sulle sue condizioni di salute dopo il ricovero all’ospedale Gemelli, domenica scorsa, per sottoporsi a un intervento programmato all’intestino. Un bollettino al giorno, pubblicato rigorosamente alle ore 12, che più scarno non si può: informazioni essenziali (ha mangiato, ha dormito, si è alzato, ha letto i giornali) e stop. Giusto così.
Il Papa è il Papa, è vero, ma è anche un uomo di ottantaquattro anni che ha diritto alla sua privacy. Non è necessario che il mondo sappia quanti centimetri di colon sono stati asportati all’illustre paziente né se gli metteranno il “sacchetto” o se mangerà la minestrina a pranzo. Un tempo si traevano oroscopi guardando il colorito di re e Papi, se ne studiavano gli umori e si controllava l’appetito. Altre epoche. Ora il Pontefice entra quasi da solo al Gemelli nel primo pomeriggio di una domenica estiva, scegliendo con cura il momento in cui ci sarebbe stata meno gente in giro. Libreria chiusa, parenti in visita non ammessi (è domenica), caffetteria vuota. Rispettiamolo.