Roma Capoccia
Il cinema bloccato
Quasi un anno fa veniva presentato dalla giunta Raggi il progetto di riqualificazione del Metropolitan. Oggi è ancora tutto fermo, manca l'approvazione della variante urbanistica da parte della regione, che accusa il Comune: "non rispetta la legge".
Durante il lockdown non faceva impressione. Era tutto chiuso. I pannelli di compensato che serravano gli ingressi si sposavano perfettamente con il clima generale. Ma il cinema Metropolitan era fermo da molto prima. Oltre dieci anni. Tre piani e oltre 2mila metri quadrati lasciati al degrado. Eppure con la fine del primo lockdown poteva tornare a nuova vita, trasformato in un negozio di lusso, ma con ancora una sala da 99 posti adibita per le proiezioni, con 120 giorni di programmazione in mano al dipartimento Cultura di Roma Capitale. Alla fine dello scorso agosto, infatti, si è conclusa la conferenza dei servizi che ha dato il (quasi) definitivo via libera al progetto di riqualificazione presentato dall’azienda proprietaria approvato dalla giunta di Virginia Raggi, presentato in pompa magna alla stampa e approvato, infine, anche dall’Assemblea capitolina.
L’impresa garantirà al Campidoglio oneri urbanistici per 7 milioni di euro che saranno destinati al recupero e al restauro di altre due sale (di proprietà comunale) attualmente chiuse: il cinema Airone all’Appio-Latino e il cinema Apollo all’Esquilino. Una bella storia di collaborazione pubblico-privato.
Di traverso, però, si è messa la Regione. Manca l’approvazione della variante urbanistica da parte della giunta regionale. E proprio qui che tutto si è bloccato. Spiega al Foglio l’assessore all’Urbanistica Massimiliano Valeriani: “L’accordo sull’ex cinema Metropolitan è stato redatto esclusivamente dal Comune, mentre dovrebbe essere condiviso. Ci sono alcuni aspetti su cui è importante riflettere, come la necessità di mantenere il più possibile la destinazione culturale dell’immobile. Il Comune inoltre non rispetta la legge per tutelare i cinema che abbiamo approvato e gli oneri sono spostati su territori distanti dall’intervento”.
In pratica, è la linea della Regione (e del I municipio a guida Pd), sarebbe meglio non andare in deroga ai principi del Piano regolatore che prevedono la possibilità di riconversione delle sale cinematografiche per un 50 per cento. Mentre la superficie dedicata al cinema nel progetto resterebbe solo del 14.