(Foto LaPresse)

Roma Capoccia

Il Politecnico che verrà (forse)

Gianluca De Rosa

Unindustria, Regione Lazio e alcune università hanno lanciato il Roma Technopole, un grande polo di eccellenza scientifica per la Capitale. I primi corsi potrebbero partire già nel 2022

Pochi laureati per un tessuto imprenditoriale di assoluta eccellenza. L’intuizione, in fondo, è molto semplice, l’idea può essere di quelle che aiutano a fare notevoli passi avanti. Unindustria, Regione Lazio, La Sapienza, Roma Tor Vergata e Roma Tre hanno lanciato qualche giorno fa il Roma Technopole, un grande polo di eccellenza scientifica per la Capitale. L’obiettivo è inserire il progetto - che ha coinvolto i tre atenei pubblici della Capitale e 25 aziende nazionali e multinazionali - all’interno del Pnrr. La proposta nasce anche da una constatazione che va nella direzione opposta a quella che è la narrazione dominante della Capitale. Altro che solo dipendenti pubblici.

 

In Lazio la percentuale di lavoratori impiegata nella Pa è in linea con la media nazionale, mentre quella degli occupati nei settori tecnologici è più alta della media europea. In particolare, la regione eccelle in alcuni settori: farmaceutico (quello laziale vale il 39 per cento dell’export nazionale), Ict (con 83mila addetti, il 17 per cento degli impiegati in Italia e oltre 4 miliardi di servizi esportati, il 51 per cento del totale nazionale), energia e green (Roma è la prima provincia d’Italia per addetti, sono 7.600). Poi, ovviamente, cultura, turismo e cinema ed audiovisivo. Per questi ultimi, il numero dei laureati è coerente con la forza del settore.

 

Lo stesso non succede per il farmaceutico, l’Ict e il campo dell’energia. I laureati in queste discipline sono troppo pochi rispetto, ad esempio, a Milano. “L’obiettivo del progetto – spiega Angelo Camilli di Unindustria, la confindustria romana che ha promosso l’idea del tecnopolo – è quello di creare figure professionali attraverso corsi di altissima formazione inter-ateneo, che vedranno la collaborazione delle tre università romane nelle discipline del digitale, trasformazione energetica e biofarma. Sono tre settori dove siamo forti e che sono fondamentali per il futuro del Paese”. La speranza è quella di partire con i primi corsi già nel 2022. Serviranno – secondo Unindustria – 100 milioni d’euro l’anno. La sede potrebbe essere quella dell’ex ospedale Forlanini.

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