roma capoccia
Il derby Sarri-Mourinho e la città nel pallone. Un girotondo
Tra le tifoserie c'è già grande attesa: di chi dei due si parlerà di più nei bar il lunedì mattina? Parlano Roncone e Carotenuto
La capitale si appresta a vivere una meravigliosa stagione calcistica. Nessun’altra città italiana può vantare una contrapposizione come quella tra Maurizio Sarri e José Mourinho. E forse si ha difficoltà a trovare un derby di tal fatta anche in Europa. Un duello di caratteri, stili e modi d’intendere il calcio. Pensieri, estetica e azione. Comunque vada, sarà spettacolo, verbale e sociale. Di chi dei due si parlerà di più nei bar il lunedì mattina? Taciturno, introverso, con uscite irriverenti il primo. Grande uomo di spettacolo, provocatorio e totalizzante il secondo.
Tra le tifoserie c’è molta attesa e i riflettori sono già accesi su preparazione e prime amichevoli. “L’operazione di Friedkin è stata geniale. Da tre anni la Roma non è in Champions e quest’anno ha mancato pure l’Europa League. Ma prendendo Mourinho, con un ingaggio di soli 8 milioni, in un pomeriggio il brand Roma è tornato a essere uno dei più popolari al mondo. Una magistrale strategia di marketing”, afferma Fabrizio Roncone, inviato speciale del Corriere della sera, attento osservatore delle vicende romaniste. “Dal punto di vista sportivo a lui non si chiede di vincere, ma di ridare dignità calcistica alla squadra, restituirle una competitività che manca da un triennio, di giocarsela ad alto livello: stare ai primi posti del campionato ed entrare nella grande competizione europea. E mi pare che lui stia lavorando per questo: sta allestendo una squadra che abbia quella cazzimma per porsi obbiettivi ambiziosi e tentare di raggiungerli”, continua Roncone.
La risposta di Claudio Lotito è stata una rasoiata. “Sarri mi sembra una persona che possa inserirsi perfettamente nell’universo laziale. Qualcuno ha avanzato perplessità sul fatto che lui sia di sinistra mentre la curva biancazzurra è di destra. Ma il mondo del tifo laziale è un grande teatro, assai variegato, che è riduttivo etichettare come fascista”, spiega Angelo Carotenuto, giornalista sportivo autore del libro Le canaglie, racconto in forma di romanzo dell’epopea della Lazio dello scudetto del 1974 di Maestrelli e Chinaglia. “Sarri dà il meglio di sé quando può sentirsi e raccontarsi come outsider, per questo alla Juve non ha funzionato. E l’essere outsider, rifuggire dai riflettori, anche rispetto ai rivali cittadini, è proprio il canovaccio in cui si muove la tifoseria biancazzurra. In questo tifosi e allenatore si somigliano”, aggiunge Carotenuto.
Mourinho, invece, che rapporto avrà con il tifo giallorosso? “Da uomo d’intelligenza sopraffina, ha capito subito dove si trova e con chi avrà a che fare. Lui mediaticamente ha sempre coltivato, nelle sue squadre, l’esser soli contro tutti e in una città come Roma questo è lievito madre. La sfida al mondo intero, specie alle grandi squadre del Nord, i tifosi ce l’hanno scolpita nel dna. Penso che già in questa prima stagione con la tifoseria sarà amore totale e incondizionato. Si porterà dietro tutta la città. Poi lui ha un’innata capacità di buttarla in polemica, anche politica, e questo sarà utile alla squadra. Prima di negare un rigore alla Roma ci si dovrà pensare due volte…”, spiega Roncone.
I tifosi laziali, invece, dovranno aspettarsi il sarrismo, quel calcio- spettacolo visto col Napoli? “Non credo che avrà difficoltà a far giocare la squadra come vuole lui. Se ci è riuscito a Empoli, ce la farà anche qui”, dice Carotenuto. Del resto alla Lazio non ci sono giocatori star come Cristiano Ronaldo, che lo stesso Sarri ha definito “una multinazionale difficile da gestire”. C’è però Claudio Lotito. “Ma lui è abituato a presidenti ingombranti. De Laurentiis non è esattamente una mammoletta…”. E il calcio di Mou come sarà? “Quello della Roma è stato un gran colpo mediatico, tecnicamente però ho delle riserve. Negli ultimi anni inglesi non ha brillato, forse ha sofferto l’ascesa di allenatori che lui considerava suoi discepoli, come Klopp e Guardiola, che poi l’hanno superato con un calcio diverso dal suo”, risponde Carotenuto. “La forza di Mou è una grande flessibilità negli schemi: il suo 4-2-3-1 si trasforma in un 3-5-2 quando attacca e in un 4-4-2 quando difende. Ha chiesto, e gli serve, un regista, uno che in mezzo al campo detti i tempi di queste mutazioni tattiche, e penso che verrà accontentato. Sarri, invece, fa un calcio più preciso e avrà bisogno di due buone ali…”, sintetizza Roncone. Se non ci fosse ancora di mezzo il Covid, sarebbe interessante misurare il termometro degli abbonamenti delle due squadre. Ma pure senza l’Olimpico a pieno regime, sarà uno spettacolo senza pari. Col rischio di guardare, durante le partite, più l’espressione sui volti degli allenatori che le gesta dei giocatori in campo.