Roma Capoccia
La corsa di Luigia Luciani. Dalla radio di Michetti a Calenda
La giornalista romana di Radio Radio è candidata con la lista civica Calenda sindaco: “Conosco bene le periferie. Intercetto il voto a destra? Ma se mi chiamano cattocomunista”
L'invito è arrivato addirittura in diretta radio, durante un'intervista allo stesso Carlo Calenda: ma perché non ti candidi? “È stata una proposta spiazzante, ho dovuto riflettere molto, ma i temi di Azione mi trovano molto vicina e ho accettato”: è nata così la candidatura all'Assemblea capitolina di Luigia Luciani nella lista civica Calenda Sindaco, voce nota del variegato mondo radiofonico romano, che ora punta a un posto da consigliere nel Campidoglio che verrà. Di professione fa la giornalista. Fino al 14 agosto ha condotto il programma pomeridiano “Lavori in corso”, su Radio Radio. Sì, proprio lo stesso pulpito da cui il candidato sindaco di centro destra Enrico Michetti distribuisce sermoni, elettorali e non solo.
A proposito, come l'hanno presa in radio, questa sua svolta? “Bene, coerentemente alla libertà che mi hanno sempre lasciato, anche rispetto a quei contenuti che hanno visto la radio spostarsi sempre più a destra negli ultimi anni”, risponde Luciani, che ci tiene a precisare: “Ho deciso di auto sospendermi dal mio ruolo, che forse sarebbe stato utile in campagna elettorale. Ma sarebbe stato incoerente. Ho provato anche a dimettermi, ma il direttore non ha accettato”. Alla fine in radio hanno deciso per l'aspettativa fino al 30 ottobre, "ho considerato anche i tempi del ballottaggio”. E non le hanno chiesto nemmeno perché proprio Calenda? “È stata una scelta di campo, in linea con quello che ho sempre raccontato nel quotidiano. Le mie posizioni sono state sempre chiare e precise, a sinistra”, risponde Luciani, che da anni con il suo lavoro si è occupa di cronaca nera e giudiziaria, di periferie - “le conosco bene”, sottolinea - vivendo tra l'altro nei pressi di Largo Preneste al Municipio V.
Eppure c'è chi ha visto nella scelta di Calenda di puntare su di lei un tentativo di intercettare l'elettorato di destra, necessario per puntare al ballottaggio. “Capisco il ragionamento, ma io non sono mai stata percepita come una di destra”, chiarisce la candidata: “Piuttosto vengo attaccata perché sono su altre posizioni, gli ascoltatori mi definiscono cattocomunista”. Sarà, ma allora cosa dobbiamo attenderci in Consiglio comunale? “Conosco bene i problemi delle periferie. Non abbiamo ancora parlato di ruoli, ma a Calenda ho detto due cose: manca un anello di congiunzione tra il Campidoglio e i municipi. E poi la 'normalizzazione' di Roma e delle sue criticità deve essere accompagnata da una visione concreta. È su questa strada che bisogna lavorare, senza false promesse”.
Pragmatismo insomma, non proprio come Michetti, che a furia di parlare di Papi e Cesari è parso spesso una guida turistica più un che un aspirante sindaco. “Ho pensato volesse differenziarsi dagli altri candidati, ho reagito da cronista più che da politica”, è la considerazione di Luciani, che aggiunge: “Lo conosco da sei anni e credo sia una persona per bene, ma le mie posizioni sono molto distanti dalle sue. E poi la sua candidatura è sì civica, ma sostenuta da partiti di un certo tipo, i cui interessi non coincidono necessariamente con quelli della città di Roma”.
Una critica che però si potrebbe fare anche alla lista civica di Calenda, non trova? “Azione non ha partecipato alla primarie di centrosinistra, abbiamo fatto un'altra scelta e il partito si muove in autonomia”, spiega la conduttrice radiofonica a cui, in chiusura non possiamo che chiedere un giudizio sull'attuale sindaco Virginia Raggi. Lei l'ha votata? “In cabina ho annullato la scheda”, è la risposta di Luciani, che non sembra pentita della scelta: “Esiste una città nella città, bisogna occuparsi dei problemi reali delle periferie, non bastano gli slogan e le foto”. Un riferimento forse a certe passerelle di Virginia Raggi o al ruolo che è stato ritagliato intorno a Federica Angeli, delegata alle periferie del comune di Roma? “La sua storia e il suo lavoro non sono in discussione. Ma questa è stata una mossa politica di un'amministrazione a cui serviva un po' di empatia. Un sindaco deve fare molto di più”. A partire dai vaccini, un tema sul quale la prima cittadina grillina ha mostrato più di un'incertezza: “I Nì vax sono pericolosi e questo vale anche per Michetti”, conclude Luciani. “Non prendere posizione perché si ritiene di perdere voti è grave per un sindaco”.