roma capoccia
Raggi e Conte sorridono insieme davanti ai fotografi, divisi però dal caso Primavalle
Fanno buon viso, e si sono fatti vedere insieme alla manifestazione di solidarietà per i giornalisti aggrediti dai No Vax, ma dietro la concordia di facciata si nasconde nasconde altro
Un seggio lasciato vacante da una ministra ex Cinque Stelle (Emanuela Del Re), e le elezioni suppletive alle porte. Solo che i Cinque Stelle – che quel seggio in passato hanno vinto – si trovano senza candidato a Cinque Stelle. Per colpa di chi? Questo è il problema. Del sindaco Virginia Raggi, che nel collegio risiede? O di Giuseppe Conte che, questa l’accusa che corre tra i Cinque Stelle romani, vedono nella non presentazione di un candidato m5s una sorta di avviamento preventivo di un dialogo (o informale desistenza?) con il Pd per l’eventuale ballottaggio alle parallele elezioni amministrative? E insomma, Raggi e Conte fanno buon viso, e si sono fatti vedere insieme alla manifestazione di solidarietà per i giornalisti aggrediti dai No Vax, sorridenti, ma il sorriso nasconde altro.
Per esempio la sensazione, nel Movimento romano (si narra di chat velenosissime dei consiglieri comunali e regionali m5s), che a Primavalle, dove peraltro all’inizio si voleva far correre lo stesso Giuseppe Conte, non sia stato fatto di tutto per non arrivare senza nomi spendibili alla competizione con Andrea Casu, già segretario romano pd; con Pasquale Calzetta, candidato di centrodestra non nuovo alla gara nel collegio, e con Luca Palamara, ex magistrato ed ex membro del Csm al centro della polemica sulle nomine ai vertici della magistratura. E alla fine è un ex Cinque stelle, il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito, ora con Forza Italia, a definire “raggiro politico pro Pd a favore di Roberto Gualtieri” la decisione di non presentarsi. L’indiziato è Conte, e il problema è che lo pensa non soltanto l’ex m5s De Vito ma anche molti m5s, nonostante il “buon viso” tra Raggi e Conte.
E c’è chi, sottotraccia, va a ritroso proprio ai giorni in cui Conte pareva sul punto di candidarsi in prima persona in quel collegio, viatico per l’ingresso in Parlamento (e si pensa si sia poi cercato di evitare una “conta” magari poco gradevole). Conta che riguarda anche la competizione amministrativa in cui Raggi si ripresenta. E insomma: non avere un candidato grillino nel collegio dove abita la sindaca grillina pare ad alcuni parlamentari romani grillini qualcosa che va oltre l’autogol.
Non è meglio il rischio di una non brillante prova del sindaco stesso e di un candidato eventuale alle suppletive del nulla, si domandano? Della serie: mi si nota di meno, vista l’evidente difficoltà, correndo e perdendo o rinunciando in partenza, evidenziando così ciò che si voleva nascondere?