Roma Capoccia
Appena 15 milioni di euro per tenersi un rudere
Tanto è costato alle casse comunali il deposito dismesso di Piazza Ragusa. Impossibile il restauro. Soldi buttati
14 milioni e 91mila euro (11 milioni 550mila più Iva): tanto ha effettivamente speso il Comune di Roma per comprare il deposito Atac di piazza Ragusa. Il prezzo d’asta era di 10 milioni e mezzo più Iva. Un deposito dismesso da oltre 17 anni che è stato inserito fra quelli da vendere all’asta per pagare i creditori di Atac inseriti nel concordato fallimentare e che dal 2017 aspettava di essere venduto: una prima asta, primavera 2021, era andata deserta. Poi, alla seconda, lo scandalo. Arriva un’offerta, da un privato, la Vailog srl, una delle maggiori società italiane di logistica che annovera, fra i propri clienti, colossi come Amazon, Poste, Leroy Merlin, Jaguar. Il messaggio che passa è che dietro ci sarebbe Amazon, che smentisce ufficialmente dopo qualche giorno, ma tanto basta alla Raggi per lanciare una crociata con i soldi dei romani: evitare che Piazza Ragusa vada al privato, neanche fosse un crimine.
E poco importa se in cinque anni la Raggi e i suoi avrebbero potuto evitare la vendita prima dell’asta. E non importa se adesso il comune dovrà alzare l’offerta. L’importante è dare l’impressione che si faccia qualcosa per scongiurare il privato. Un gioco che costa un’asta al rialzo: considerando anche l’Iva, il Comune (ri)compra un proprio bene (Atac è del Comune) pagandola un milione e 281mila euro in più di quanto l’avrebbe pagata se l’avesse acquistata alla prima asta. Di più: se non l’avesse proprio messa in vendita, i 14 milioni e spicci che, alla fine, dovranno essere spesi solo per riacquistare il deposito, avrebbero potuto essere impiegati per ristrutturarlo e attrezzarlo come deposito per i mezzi elettrici. Mezzi che, per ora, non ci sono nemmeno se non in minima parte: nella flotta Atac, le uniche vetture elettriche sono quelle comprate da Veltroni che, dall’epoca di Marino, erano finite in garage per problemi alle batterie. Erano 60 veicoli, i minibus Gulliver, che la Raggi ha deciso di rimettere in strada. In realtà, annunci a parte, ne sono stati rimessi in giro meno di una trentina. Gli altri rimangono fermi perché l’attuale deposito per i mezzi elettrici, quello di Trastevere/Porta Portese, non è attrezzato a riceverne più di 25.
Quindi, stando alla versione del Campidoglio, il Comune, con un emendamento dell’ultimo secondo all’assestamento di bilancio, all’ultimo giorno utile, spende 14 milioni di euro, per comprare, a un’asta con prezzo al rilancio, un deposito che già era di proprietà e che il Comune stesso aveva acconsentito a vendere, con l’obiettivo di farne un deposito per i mezzi elettrici che non possiede e per il quale, comunque, dovrà prima spendere per ristrutturare l’edificio e poi spendere per attrezzarlo.
Se c’è qualcuno, però, che di questa procedura anomala gioisce, quello è Atac: i beni da vendere, 15 lotti diversi fra depositi, palazzi, terreni, avrebbero dovuto fruttare 92 milioni di euro. Grazie a questa altalena nelle decisioni del Campidoglio, la rimessa di piazza Ragusa è l’unico bene per il quale Atac incasserà di più della base d’asta. Per alcuni - il parcheggio a Piramide, ad esempio, passato da una richiesta iniziale di un milione 520 mila euro a un prezzo di vendita di poco meno di un milione e 300mila - Atac ha incassato di meno: visto che le aste vanno deserte, il prezzo di base sta scendendo e il conto di questa svalutazione ha già superato i 18 milioni di euro, tutti soldi che prima o poi dovranno essere tirati fuori (dal Comune) per pagare i creditori del concordato.