ROMA CAPOCCIA
Michetti prepara un nuovo se stesso. Più aggressivo, dicono
Il candidato del centrodestra prova a reinventarsi in vista del ballottaggio. E promette: se ci farà un confronto con Gualtieri, ci sarà
“Adesso è il momento di cambiare passo”. Intorno a Enrico Michetti ne sono tutti convinti. Basta con il basso profilo, con le uscite evanescenti, con i monologhi sull’antica Roma. È tempo di fare sul serio. Perché se vincere il ballottaggio sarà davvero difficile, continuando con una strategia che fino adesso lo ha più nascosto che altro potrebbe diventare davvero impossibile. Soprattutto, lo dicono tutti anche in Fratelli d’Italia e nella Lega: è ora di cambiare atteggiamento. Michetti finora è stato troppo, troppo pacato. Mentre Carlo Calenda, Virginia Raggi e Roberto Gualtieri attaccavano a tutto spiano, lui ha continuato a lungo a chiamarli “i colleghi”, a non partecipare non solo ai confronti, ma proprio al dibattito politico, spesso aspro, sulla città. Eleganza per i suoi, inadeguatezza per chi l’ha criticato anche dentro al centrodestra.
Fatto sta che questo spirito di “pacificazione augustea”, spesso citata dall’amministrativista come balsamo necessario per la Capitale, quando la sfida si fa a due, dovrà essere assolutamente rivisto. Michetti ha garantito: “Adesso alziamo i toni”. E però, ha puntualizzato: “Agli attacchi personali non cederò mai, saremo decisi, ma parlando del programma, di cosa vogliamo fare per Roma”. E ci ha provato subito. Martedì in conferenza stampa insieme a Giorgia Meloni ha dato un primo assaggio del nuovo sé. Mani battute con vigore sul tavolo e un’agenda più a misura di centrodestra: sicurezza, decoro, immigrazione. Il rinvigorito avvocato è pronto allo sprint. Non si nasconderà più. Anche il tabù dei confronti, era una promessa, verrà infranto. “Se parteciperò a un confronto pubblico con Gualtieri? Certamente, sono pronto”, aveva risposto durante la conferenza stampa al termine post elettorale di lunedì. Michetti dunque è deciso finalmente a rispondere allo slogan scelto per la sua campagna che, con il tempo, è diventato prima domanda seria, poi persino sfottò. “Michetti chi?”. Sembra sia arrivata l’ora di scoprirlo.
L’agenda dei prossimi giorni, promettono dal suo staff, sarà ricca di appuntamenti. Ieri intanto ha cominciato con un paio d’incontri piuttosto grotteschi. In mattinata al congresso del comparto funerario (nella Capitale, va ricordato, anche seppellire i propri cari è diventato un problema). Poi, nel pomeriggio, un passaggio insieme al governatore di Fratelli d’Italia Francesco Acquaroli a piazza San Salvatore in Lauro per l’inaugurazione della mostra “Marchigiani a Roma”. D’altronde tra i mantra elettorali del candidato c’è sempre stato quello della “Capitale speranza degli italiani”. “Dalla Calabria, dalla Puglia, dall’Abruzzo e dalle Marche, in quanti sono venuti qui in passato per trovare un lavoro, una stabilità”, ha ripetuto molte volte. Dalle ultime due regioni, a dire il vero, in tanti sono venuti anche qualche settimana fa per rimpolpare il suo comizio a piazza del Popolo con Giorgia Meloni.
Nei prossimi giorni, comunque, saranno due gli argomenti cardine della campagna elettorale: periferie e lavoro. Le prime, in particolare, saranno centrali. Lo ha detto lui stesso con una battuta: “Hanno votato poco, ma hanno votato bene, adesso dobbiamo convincere anche chi non lo ha fatto a recarsi al seggio”. E in effetti il primato al primo turno a Michetti lo hanno regalato da Est a Ovest i quartieri più lontani dal centro della città. È da lì che bisogna partire per cercare la vittoria. La riscossa è cominciata. Per sapere come andrà a finire bisognerà aspettare il 18 ottobre.