Oltre Zingaretti
Per la Regione Lazio rispunta Gasbarra
Preso il Comune, il Pd si prepara con anticipo alla Pisana e pensa all'ex presidente della provincia di Roma come candidato
Tutti gli occhi sono concentrati sul Comune del neosindaco Roberto Gualtieri, causa disvelamento dei nomi degli assessori. E però, intanto, la prossima partita è già aperta, quella per la Regione. Manca ancora tempo, ma, per il post Zingaretti, nel Pd si ragiona sull’identikit del possibile futuro nome da spendere, viste anche le mire del centrodestra, che sulla Regione ha giocato preventivamente talmente tante carte da sbagliare la scelta del candidato sindaco.
E insomma il brainstorming sotterraneo si sta concentrando su un profilo che viene considerato come una sorta di “usato sicuro”, senza nulla togliere al curriculum di peso dell’uomo in questione: si sta infatti pensando di spendere di nuovo la carta di Enrico Gasbarra – passato democristiano ma anche veltroniano (è stato vicesindaco di W.), e un cursus tutto interno al Pd, compreso il mandato europarlamentare iniziato nel 2014, l’anno del grande successo di Matteo Renzi. Non solo: Gasbarra è stato anche presidente della Provincia di Roma, con Goffredo Bettini come deus ex machina per la comunicazione, per poi entrare alla Camera nel 2013. E nel 2015, in vista del congresso del Pd, quando si è parlato di “quinto candidato” (oltre a Matteo Renzi, Pippo Civati, Gianni Cuperlo e Gianni Pittella), è di Gasbarra che si è fatto a un certo punto il nome. E sempre Gasbarra, qualche mese fa, parlando dopo un silenzio relativamente lungo, si è mostrato in linea con Enrico Letta: “All’asse tra il Pd e Giuseppe Conte non ci sono alternative”, aveva detto al Riformista.
A fine mandato da europarlamentare, invece, aveva espresso il desiderio di prendere “una piccola pausa dalla vita parlamentare”. “L’impegno politico”, diceva, “è una passione che prescinde il Parlamento europeo, anzi forse si può coltivare ancora meglio e con più forza anche da fuori. Dopo cinque anni voglio essere più presente sui territori, tra la mia gente e nel contempo riprendere il mio lavoro giuridico-normativo. Ovviamente continuerò a sostenere Zingaretti, il Pd e il progetto di ricostruzione del nostro partito, magari favorendo di più la partecipazione e la presenza nel nostro campo politico del ceto medio, del mondo produttivo e del lavoro, dei moderati e dei cattolici, al momento forse ancora troppo poco rappresentati”. Sembrava quasi un programma, e forse potrebbe esserlo (c’è però una variabile: c’è chi fa il nome, tra i papabili alla successione zingarettiana, di Alessio D’Amato, attuale assessore di Zingaretti).