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Crollo degli aspiranti preti in Italia: -28 per cento in dieci anni

Matteo Matzuzzi

Ci si organizza già per un futuro non roseo. Così un singolo parroco sovrintende più comunità con l'aiuto di altri sacerdoti o del laicato

I  seminaristi italiani sono 1.804. La maggior parte è in Lombardia (266), in coda c’è l’Umbria (12). I numeri li ha forniti l’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della Cei. Niente di improvviso o di traumatico: è la conferma di una tendenza che va avanti da decenni, se si considera che nel 1970 i seminaristi erano 6.337. Tra il 2009 e il 2019, il calo è stato del 28 per cento. Seminaristi pochi ma più maturi: il 43,3 per cento ha tra i 26 e i 35 anni, mentre ha tra 19 e 25 anni il 42,2 per cento degli aspiranti sacerdoti. I numeri sono chiari e la proiezione per il futuro è tutto meno che rosea.

 

Già da tempo diverse diocesi si sono attrezzate, istituendo unità pastorali che raggruppano più parrocchie o favorendo la collaborazione tra le stesse. Un parroco che sovrintende più comunità, avvalendosi di sacerdoti collaboratori (quando va bene) o contando sul laicato. Non di rado anche le celebrazioni domenicali sono calendarizzate a rotazione o alternate con liturgie della Parola.

 

La prospettiva per l’Italia, insomma, non è diversa da quella che già interessa altri paesi europei: niente più messa sotto casa. Una sfida che farà del cattolicesimo sempre più una religione dove a contare è la fede e non l’abitudine

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.