Roma Capoccia
Ciaccheri: “Per il ponte dell'Industria dobbiamo imitare Genova”
Il presidente dell'VIII municipio auspica un commissariamento per accelerare la ricostruzione del ponte bruciato alla vigilia delle elezioni amministrative. E Gualtieri è d'accordo
“Ci vuole un commissario. Per snellire le procedure. Altrimenti si rischia che per rimettere a posto il Ponte dell’Industria ci voglia più del tempo che per la ricostruzione del ponte Morandi. Dobbiamo seguire anche noi il modello Genova”. Per la ricostruzione del Morandi ci sono voluti tre anni. A lanciare l’allarme è Amedeo Ciaccheri che, appena rieletto presidente dell’VIII municipio di Roma, si trova a gestire un’enorme patata bollente. L’incendio che tra la notte del 2 e il 3 ottobre scorso ha parzialmente distrutto il ponte di ferro sta recando gravi problemi a un intero quadrante della città. Il ponte, infatti, collegava il centro della capitale alla zona ostiense-gazometro-garbatella e ora la città è come tagliata in due. Lo si constata a occhio nudo, basti vedere il traffico che già alla fine del Lungotevere verso Testaccio morde feroce a qualsiasi ora. Per non parlare del senso di isolamento del rione ostiense, da qualche anno uno degli snodi principali della movida cittadina.
Ma non solo, perché mixando tradizione popolare e innovazione, ostiense è diventato uno dei distretti più importanti della città sotto il profilo di start up, co-working, professioni creative, design e architettura. Ora tutto questo rischia di fermarsi per i problemi di accessibilità? “Non credo, ormai il quartiere ha una sua fisionomia, le aziende che investono qui dialogano col resto d’Europa, è una zona internazionale, ma bisogna fare in fretta. I due anni di cui si parla per la ricostruzione, entro il 2023, sono troppi. Bisogna farcela prima. In un anno. Per questo lo strumento migliore è il commissariamento: una procedura d’emergenza che consenta di procedere velocemente accorciando i tempi delle pastoie burocratiche, com’è stato fatto per il ponte Morandi a Genova”, spiega Ciaccheri.
Allo stato attuale il percorso viaggia su due binari: c’è l’aspetto penale sulle cause dell’incendio su cui sta indagando la procura di Roma e c’è lo studio sui danni dei materiali coordinato da Cesare di Giovambattista, direttore della protezione civile. L’analisi dovrà essere attenta perché da questi risultati dipenderà la scelta decisiva: restaurare le parti danneggiate del ponte e rimetterlo in sesto così com’era oppure demolirlo e costruirne uno nuovo. “Non è ancora possibile dire quale delle due strade potrà essere seguita, ma lo studio è in corso. Mi limito a dire che in ogni caso al nuovo ponte dovranno essere apportate migliorie, come l’allargamento della carreggiata, mentre, in caso di ricostruzione, la struttura dovrà essere fedele a quella precedente”. Insomma, dovrà essere sempre un “ponte di ferro”, anche per la sua valenza simbolica nell’archeologia industriale della città. Tanto più che a dare un parere sul progetto futuro dovrà essere anche la sovrintendenza ai beni architettonici e culturali. Sulla riapertura in tempi adeguati e non biblici del ponte, tra l’altro, si gioca anche un pezzo della credibilità del nuovo sindaco.
Per Roberto Gualtieri, infatti, riaprire il ponte di ferro tra un anno, o magari anche meno, sarebbe un biglietto da visita incredibile per presentarsi alla città. “Ne abbiamo parlato, anche lui è d’accordo sul procedere più velocemente, è consapevole che non si può perdere tempo, anche perché un pezzo di città soffre. Anche lui è per seguire il modello Genova. Ma sul suo tavolo ci sono molte questioni aperte, a partire dall’emergenza rifiuti. Presto ci rivedremo per fare il punto”, rivela Ciaccheri. Che nel suo municipio conta altri temi irrisolti che si trascinano da anni. Come ad esempio la riapertura (ormai a breve) del sovrappasso ferroviario di via Giulio Rocco, chiuso dal 2016 per i danni del terremoto che colpì Amatrice. Ma pure i famosi mercati generali, che giacciono spiaggiati su via Ostiense. O l’area abbandonata dell’ex fiera di Roma sulla Cristoforo Colombo. O l’apertura del parco di Tor Marancia, che potrebbe diventare l’area verde più ampia d’Europa. “La priorità, però, è il ponte perché incide ogni giorno sulla vita e gli spostamenti delle persone che vivono o lavorano in questa parte della città”, dice Ciaccheri. Chissà se le lamentele dei romani di ostiense si sentono fino in Campidoglio…