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Questo è un vescovo? I deliri di Monsignor Viganò
Il cappellano di Bergamo ha assistito la solitudine di chi moriva di Covid in terapia intensiva. Le sue parole sono la migliore risposta ai deliri complottisti di mons. Viganò
Il rischio che si corre parlando di mons. Carlo Maria Viganò è quello di dargli spazio. Il presule si è distinto negli ultimi anni per aver prima chiesto le dimissioni del Papa e poi per essere divenuto il faro “spirituale” dei vari No pass e No vax, delle orde complottiste e di quelli convinti che il vaccino sia lo strumento per il controllo dell’umanità tramite grafene, onde ignote e chissà cos’altro. Viganò, con i suoi video trasmessi da località ignote, dispensa parole apocalittiche su ogni argomento: parla del grande Reset, s’improvvisa medico rianimatore offrendo sentenze sull’uso dell’anestetico Propofol, tira in ballo un certo “Sinedrio pandemico” e si dice convinto della “falsa efficacia dei vaccini”. Da ultimo, ha parlato di “psicopandemia” aggiungendo che “i camion di Bergamo contenevano poche bare”.
La migliore risposta al delirio l’ha data don Claudio Del Monte, cappellano della clinica Humanitas Gavazzeni di Bergamo: “Inorridisco quando sento dire che negli ospedali erano pianificati omicidi di massa per il mero scopo di imporre al popolo lockdown e mascherine. Mi chiedo: da dove viene questa malafede?”. Don Claudio ha visto la solitudine di chi stava morendo intubato, accompagnando quelle bare messe sui camion. Lui ha visto e vissuto, altri arringano nascosti in stanze misteriose.