roma capoccia
Ci sono 34 cantieri eternamente incompiuti, anche da qui passerà il giudizio su Gualtieri
Dal Sistema direzionale a Pietralata all'ex Mattatoio di Testaccio (fino all'evergreen Stadio Flaminio). Non solo Atac e caos rifiuti: tutti i nodi infrastrutturali che dovrà affrontare la nuova giunta
Non bastassero i guai di Atac, il caos rifiuti, il problema buche e quello degli alberi che crollano, sulla Giunta Gualtieri c’è anche il peso delle grandi opere eterne. C’è un quarantina di cantieri - qualcuno che parte dagli anni 50 come lo Sdo a Pietralata, qualcuno ha “solo” una quindicina d’anni di anzianità - che attraversa indenne il susseguirsi di Sindaci e Assessori. Il Sistema Direzionale Orientale (SDO) doveva segnare il volto di Roma negli anni 50, spostando Ministeri e uffici a Pietralata. All’Eur sono in attesa di completamento le Torri di Ligini e l’Acquario; ancora da avviare il rifacimento della ex Fiera di Roma e manca il completamento di Piazza dei Navigatori.
Mercati generali a Ostiense, ex Mattatoio a Testaccio, le caserme di via Guido Reni al Flaminio, il Parco della ex Snia Viscosa al Prenestino sono alcune delle grandi opere decennali. Ci sono 6 grandi arterie in attesa di essere raddoppiate: Tiburtina, cantiere iniziato da Alemanno, bloccatosi con Marino, andato avanti a singhiozzo con la Raggi e ancora aperto; Collatina, Torrevecchia, Boccea, Acilia, Prenestina bis. Poi: i due ponti della Scafa e di Dragona a Ostia e il Parcheggio di Lungotevere Arnaldo Da Brescia dietro piazza del Popolo fra poco saranno maggiorenni.
Capitolo impianti sportivi: emblema le Vele di Calatrava a Tor Vergata accompagnate dai buchi neri di Campo Testaccio e Stadio Flaminio, più i due palazzetti dello Sport di Cesano e Labaro, zona nord, e l’auditorium di Pineta Sacchetti, tutti scheletri e promesse elettorali.
Gridano vendetta i lavori eterni al nodo Pigneto che dovrebbe creare uno scambio fra la metro C e le ferrovie regionali; e il Corridoio della Mobilità Eur-Laurentina. Qui il quinquenne Raggi/Meleo/Calabrese ha dato il peggio di sé: il primo è stato un lustro buttato nel secchio. Il Corridoio, invece, è stato “rivenduto” dalla propaganda grillina come fatto, salvo scoprire dopo che fatto non era e che costa alla casse del Comune il pagamento ad Atac dei filobus che non circolano.