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Sinodo e abusi sono le due partite che dovrà affrontare subito il futuro capo della Cei

Matteo Matzuzzi

La partita della successione al cardinale Gualtiero Bassetti, che lascerà a maggio, è aperta e nulla di definito c’è circa la sua successione

Per la Chiesa italiana il 2022 sarà un anno delicato. Bisognerà fare i conti con la pandemia e le sue conseguenze – sempre più spesso parroci e vescovi denunciano un calo stabilizzato dei fedeli alle celebrazioni festive, gente che se ne è andata e non torna – ma soprattutto si dovrà scegliere la strada da seguire nei prossimi cinque anni. La partita della successione al cardinale Gualtiero Bassetti, che lascerà a maggio, è aperta e nulla di definito c’è circa la sua successione. Anzi, in ambienti Cei è tutto un proliferare di nomi, ipotesi e paure. Alla fine a scegliere sarà il Papa basandosi sulla terna prodotta dalle votazioni dei vescovi. Se ci fossero i bookmakers, quoterebbero bene il cardinale Matteo Zuppi e il “vicino” Erio Castellucci, più indietro uno dei vicepresidenti uscenti (Antonino Raspanti, sarebbe il primo presidente della Cei proveniente da una regione meridionale). Ma davvero si naviga a vista. Il nuovo numero uno avrà due questioni sul tavolo: impostare il processo sinodale e decidere cosa fare dell’indagine circa gli abusi che parecchi presuli vorrebbero fare anche in Italia copiando il discusso metodo-Sauvé. Il motivo? “Lo chiede l’opinione pubblica”. Al momento, la proposta è stata cassata. (mat.mat) 

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.