Foto: Ansa/ Angelo Carconi

il ritratto del nuovo assessore

Miguel Gotor, lo storico chiamato a risollevare la Cultura a Roma

Lorenzo Marini

L'ex senatore del Pd ritorna in politica dopo la nomina ad assessore alla cultura nella giunta di Roberto Gualtieri: "Roma è una città generosa con un fondo anarchico, va presa dal basso e accompagnata con rispetto”.

Dicono che il suo sì sia arrivato dopo il rifiuto dell’ex direttore di Radio 3 Marino Sinibaldi. Insomma, che sia stato una seconda scelta, ma d’altronde le occasioni della vita possono andare anche così. Fatto sta che Roberto Gualtieri ha puntato su di lui, Miguel Gotor, come assessore alla Cultura della sua giunta. “Conoscevo Gualtieri, ma la proposta è arrivata a sorpresa, in un momento in cui i miei progetti di vita mi portavano da tutt’altra parte. Gli sarò sempre riconoscente, sono consapevole che avrebbe potuto fare scelte politiche diverse, più semplici e convenzionali”, ha dichiarato il neo assessore.

Miguel Gotor, romano, 50 anni, è uno storico col vizietto della politica. Oltre a insegnare storia moderna a Tor Vergata, ha scritto numerosi saggi. Due le sue passioni: il rapimento di Aldo Moro e la storia della Chiesa tra il Cinquecento e il Seicento. Santi, beati e inquisizione. Sullo statista Dc ha curato una nuova versione del Memoriale, ovvero gli scritti di Moro durante la prigionia, da cui Fabrizio Gifuni ha tratto un notevole spettacolo teatrale. “Mio padre, spagnolo, era socialista e inviso al regime franchista. Arrivò a Roma nel 1958 e sposò un’italiana. Siamo tre fratelli. Da ragazzo ho sempre respirato aria di sinistra. Mi sono formato leggendo Altiero Spinelli e Giorgio Amendola, ma pure frequentando i miei compagni di studi, prima al Virgilio e, poi, alla Sapienza”, ha raccontato in un’intervista.

Gotor è trasteverino: qui vive con sua moglie Elena Valeri e due bambine, in una casa zeppa di libri. Alla politica arriva nel 2013, grazie a Pierluigi Bersani, che lo candida per il Pd in Senato, dove viene eletto. Si farà tutta la legislatura, seguendo l’ex segretario nella scissione che ha dato vita a Mdp – Articolo 1. “Nel 2011 Claudio Sardo, da direttore dell’Unità, mi propose di fare un libro intervista sull’allora segretario Pd. Con Pierluigi ci siamo visti una quindicina di volte, un vero corso accelerato di politica”, ricorda Gotor. In Parlamento si fa notare per battaglie anche tranchant. Si schiera contro la riforma costituzionale di Matteo Renzi (“è un piccolo De Gaulle a cui sfugge il presente”) ed è uno dei pochissimi a essere contro l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (“è un principio di democrazia”). Con Vincenzo De Luca c’è una vecchia ruggine. “Gotor? Pensavo fosse un ballerino di flamenco”, l’attacco del governatore nel 2015. “Meglio tanghero che tànghero”, la risposta del senatore. Poi ancora De Luca, dopo la nomina ad assessore. “Ora a Roma ci sarà un’esplosione di scuole di tango…”. Vabbè.

Lui intanto ha incontrato gli ex Luca Bergamo e Lorenza Fruci (“non c’erano i barbari prima, non ci sono i nuovi civilizzatori adesso”), dice che grazie al Pnrr “ora a Roma per la cultura i soldi ci sono”, sente la responsabilità dell’incarico e cercherà d’ispirarsi a Renato Nicolini e Gianni Borgna. Come prima decisione, però, è stato costretto ad annullare l’evento di Capodanno al Circo Massimo a causa del Covid. E di Roma dà una definizione piuttosto azzeccata: “E’ una città generosa con un fondo anarchico, va presa dal basso e accompagnata con rispetto”. Qualcuno, nel mondo artistico, alza il sopracciglio: “Non sarà troppo serioso? Un assessore alla cultura deve anche far divertire…”. Magari lo storico Gotor li sorprenderà.
 

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