Roma capoccia
Da Acea ad ama. Andrea Bossola è in pole per diventare dg della municipalizzata dei rifiuti
Se confermato, l'arrivo dell'ingegnere civile rappresenterebbe un primo tassello per la patnership tra le aziende, come auspicato da Gualtieri. Ma c'è un dubbio sulle modalità
Un ex ingegnere di Acea è pronto a varcare le porte della sede di Ama. La municipalizzata dei rifiuti capitolini ha quasi completato la procedura di selezione dei curricula per la scelta del nuovo direttore generale. La ricerca del profilo giusto è stata affidata a una società di cacciatori di teste che ha presentato una rosa ristretta di nomi all’amministratore unico dell’azienda Angelo Piazza. I cv selezionati sarebbero tre, ma la figura giusta sarebbe stata già individuata.
Si tratta di Andrea Bossola, ingegnere civile con un lungo passato in Acea. C’è un però. L’ingegnere si è allontanato dalla multiutility nel maggio del 2017, nei giorni della grave crisi idrico-ambientale del lago di Bracciano, utilizzato da Acea come fonte di approvvigionamento di riserva per i rubinetti della Capitale. Nel novembre del 2020 la procura di Civitavecchia ha chiesto per lui il rinvio a giudizio con un’accusa pesantissima: disastro ambientale. La prossima udienza del processo si svolgerà l’8 marzo, ma è chiaro che la vicenda avrà un suo peso sulla scelta dell’amministratore di Ama. Se fosse confermato l’arrivo di Bossola, comunque, si potrebbe dire, senza paura di esagerare, che sarà un manager di Acea a guidare Ama. Un tassello in più per quella partnership tra le due aziende che anche Gualtieri mesi fa disse di auspicare. Quello delle due aziende in house è un destino che si incrocerà senz’altro sempre di più perché Acea ha intenzione di investire sempre di più nel settore rifiuti. Oggi ha una capacità installata di circa 2,3 milioni che per l’ad Giuseppe Gola dovranno arriva a 3 entro il 2020.
Ma le modalità con cui questo accadrà non sono chiare. Il dubbio che a qualcuno è venuto è che più di un partnership, quella tra Acea e Ama possa diventare una relazione in cui quest’ultima fa il ruolo del bancomat. Ama riceve infatti più di 800 milioni di euro di contratto di servizio (la Tari dei cittadini) per la gestione dei rifiuti, se Acea si limitasse a diventare l’azienda che offre gli sbocchi ad Ama per la municipalizzata migliorerebbe solo la certezza di avere dove portare la spazzatura. “Se accadesse davvero questo – dice Natale Di Cola, segretario generale della Cgil di Roma e Lazio – al massimo Ama potrebbe ottenere un contratto commerciale privilegiato, non è quello che noi auspichiamo né quello che, spero, voglia il sindaco Gualtieri. Non servono fusioni, ma Ama e Acea devono lavorare su progetti comuni anche a livello industriale, quella sarebbe la vera svolta”.