GRAN MILANO
Forte come la seta
Compie 130 anni la Successori Giuseppe Cattaneo. Il distretto di Como è vivo
Era chiamato bigàtt, gianin de seda o cavalèe. Il baco da seta ha storia antica, un filo lungo cinquemila anni e che arriva in zona lombarda nel 1500 quando, grazie a Ludovico Sforza, a Como, vennero piantati i gelsi, gelso “murôn”, per via del Moro appunto, nutrimento base per il baco da seta. Da lì a divenire un distretto, il passo è stato semplice e furono tante le aziende nate per la produzione della seta. E’ quel ramo del lago di Como (l’altro) dove si realizzava il 95 per cento dell’intera produzione italiana e l’80 per cento di quella europea, una rete fatta di aziende innovative, piccole imprese familiari. Poi tutto è cambiato, il regno dei gelsi non c’è più, ma sono rimaste alcune aziende storiche e la produzione si sta rivitalizzando.
Quest’anno spegne 130 candeline la Successori Giuseppe Cattaneo spa, fondata nel 1892 a Como da tre imprenditori comaschi, Bosisio, Camanni er Cattaneo, specializzati nella produzione di tessuti. “Nel tempo – racconta al Foglio Agnese Cantaluppi, consigliere delegato e rappresentante della quinta generazione – con le varie evoluzioni societarie e storiche l’azienda si è concentrata in particolare sulla seta di altissima qualità. Allora forniva prodotti finiti mentre nel tempo ci siamo specializzati nella produzione di tessuti greggi e semilavorati”. Nel tempo, i cognomi da tre sono passati a uno rimanendo solo i successori di Cattaneo, “andiamo molto indietro, non saprei dire le motivazioni per cui la proprietà si è concentrata nella famiglia Cattaneo di cui noi siamo discendenti. Il cognome si è poi perso nelle varie linee maschile e femminile”. Insieme ad Agnese, il padre Mario Cantaluppi e la cugina Lucia Moretti. Sempre seta anche a 130 anni di distanza. “Abbiamo sempre promosso la seta nonostante la concorrenza delle sintetiche si sia fatta sentire, ci crediamo anche oggi perché in un distretto come quello di Como il prodotto serico è una specialità che ci ha permesso d’investire, fare ricerca e sviluppo e specializzarci in altre tipologie di filati, quindi riteniamo che la seta abbia ancora un ruolo soprattutto nei prodotti di fascia molto alta: i nostri prodotti sono destinati al lusso italiano, francese e americano”.
La tecnologia si è evoluta ma la pratica è sempre la stessa. “Acquistiamo il filato ritorto in rocche, la seribachicoltura viene fatta principalmente in Cina, Brasile, Vietnam dove c’è una forte produzione a parte qualche piccola realtà europea. L’innovazione è la disponibilità della seta biologica e riciclata, due temi ai quali stiamo lavorando nel campo della sostenibilità a 360 gradi. Biologica riguarda la parte di agricoltura necessaria per la produzione dei bozzoli, ovvero la produzione del gelso le cui foglie vengono date al Bombyx mori o ‘bombice del gelso’ per il suo percorso di maturazione fino all’età della trasformazione in bozzolo. Per tutto il processo si deve sottostare alle regole della coltura biologica, le sostanze chimiche sono state via via eliminate. Siamo sempre stati molto attenti a questo tema e da tempo rimaniamo aggiornati e quindi sostenibili. Ci sono enti terzi che certificano ogni step della filiera e in particolare la certificazione Gots”.
L’azienda si trova a Albese con Cassano dal 1930, dopo un luogo periodo in centro a Como. “Spostati a causa di un incendio divampato nella notte di Santa Barbara, come racconta la leggenda, e per esigenze produttive; era necessario avere un luogo più accessibile e uno stabilimento più moderno”. Al punto da sfornare un milione di metri all’anno di tessuti, per la maggior parte seta, tanto da farne un’azienda conosciuta per la capacità produttiva, “una delle nostre caratteristiche che ci ha dato la possibilità di resistere questi 130 anni”. La grande attenzione all’ambiente, alla società, alla formazione, alla sicurezza dei dipendenti, pluricertificata dal 1996, rappresentano un fiore all’occhiello di una azienda che sta spingendo l’acceleratore sulla “ricerca per lavorare su fibre innovative tenendo presente che 50 anni fa le fibre usate oggi non esistevano. Ma bisogna innovare senza trascurare la seta, la vera fibra nobile. Daremo nuova vita a tessuti e scarti di di nostra produzione, una circolarità per un riuso etico e consapevole. Si rigenera nel rispetto della tradizione”.
Paola Bulbarelli